Economia e Finanza
Coronavirus, resilienza digitale. Come trasformare un momento di crisi in un’opportunità per pmi e commercianti dell’Alto Adige
Nell’ultima analisi Nielsen sulle vendite online dei prodotti di largo consumo, si evidenzia un aumento delle vendite online da fine febbraio di oltre l’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le restrizioni alla mobilità contenute nelle misure previste dal Governo italiano per arginare la diffusione del Coronavirus hanno drasticamente cambiato le nostre abitudini, specialmente quelle relative agli acquisti.
Abbiamo deciso di chiedere a due esperti del digitale come sta cambiando il mercato e il modo di lavorare in Provincia di Bolzano.
Lorenzo Barzon, classe 1997, è fondatore e socio di DNA – Digital Network Advertising, agenzia di comunicazione digitale con sede nel capoluogo altoatesino ed attiva anche in Lombardia ed in Israele. Si occupa di comunicazione d’impresa digitale, di comunicazione politica digitale, è uno specialista della web reputation.
Come può l’online aiutare le attività dell’Alto Adige in questo momento?
“Le aziende e le attività commerciali sono preparate a far fronte a fisiologici aumenti o diminuzioni della richiesta. Non era mai capitato nella storia moderna che si verificasse una condizione come quella attuale: l’assenza quasi totale del mercato. In questo momento le attività hanno bisogno di vendere. Vendere per pagare i costi fissi, per sopravvivere. La risposta a questa esigenza è sicuramente sfruttare le enormi possibilità dell’online“.
Perché l’online?
“Questo momento è in realtà un momento d’oro per chi vende online. Le persone, costrette a stare in casa, passano la loro giornata connesse ad internet. Arrivare a loro in questo momento è semplice ed efficace: hanno bisogno praticamente di tutto, dal detersivo per lavare i piatti alla vernice per ridipingere il balcone di casa. Il segreto è arrivare al giusto target nel giusto momento“.
Cosa consiglia alle attività altoatesine?
“Di utilizzare il web per creare nuovi canali di vendita. E-commerce e Social Network sono soluzioni immediate, richiedono un basso investimento e sono in grado di dare risultati economici immediati. Il segreto di vendere online è fare arrivare il giusto messaggio nel giusto momento al giusto utente. Per essere chiari, se un’utente sta navigando su Facebook e ha mal di testa, visualizzando l’inserzione dell’aspirina proprio in quel momento con consegna gratuita a domicilio, difficilmente dirà di no“.
Non tutti sono esperti. Quindi, come fare?
“Per questo abbiamo pensato di lanciare un’iniziativa valida fino al termine di questa terribile emergenza sanitaria: nasce #digitalhelp. Per aiutare l’economia dell’Alto Adige in questo momento difficile, da lunedì metteremo a disposizione gratuitamente un servizio di prima consulenza da parte dei nostri esperti per tutte le attività ed i commercianti che vorranno ripartire dall’online.
Assieme troveremo la strada migliore per resistere a questo momento, trasformando una crisi in opportunità. Le richieste potranno essere inoltrate a [email protected], tramite i nostri canali Facebook o Instagram, oppure visitando www.dna.bz.it. Per i meno digitali, telefonare allo 0471 172 7236“.
Matteo Biasi, classe 1994, è fondatore e CEO di FlashBeing, startup con sede al NOI Techpark di Bolzano, specializzata nella formazione sullo smart working, nonché sviluppatrice dell’omonima piattaforma nata per aiutare gli smart workers ad organizzare il proprio lavoro.
Come sta avvenendo la tradizione allo smart working in Alto Adige?
“Purtroppo da quello che ho potuto constatare io al momento la situazione è piuttosto caotica, perché sono poche le persone a conoscere questa metodologia di lavoro e molti provano ad improvvisarla. L’errore più comunque è quello di credere che lo smart working sia scegliere un software per chattare o videochiamare, per poi utilizzarlo per lavorare da distanza cercando banalmente di sostituire il rapporto di persona.
Non c’è cosa più sbagliata. Lo smart working prima di tutto è un modo di lavorare, che può essere sia da remoto che di persona; prevede un processo organizzativo specifico con l’obiettivo di incrementare la produttività dei singoli individui all’interno di un progetto, indifferentemente dal fatto che le persone lavorino da casa da casa o dall’ufficio. Questo cambiamento richiede però la voglia di imparare la cultura e le tecniche che poi ne permettono l’attuazione.
“Qual’è il mio punto di focus quotidiano da cui so quello che ho da fare e lo stato dell’arte delle cose? Qual’è il mio unico canale di comunicazione e scambio di file con il mio team e come faccio a sfruttarlo senza essere continuamente interrotto da messaggi e chiamate? Quali sono gli aspetti legali a cui devo stare attento? Come devo organizzare la mia routine e il rapporto con la mia famiglia lavorando da casa? Come faccio a misurare la mia produttività e quella degli altri?” Sono solo alcune delle domande a cui ogni smart worker dovrebbe sapere rispondere“.
Cosa consiglia alle aziende?
“Passate prima dalla formazione, poi da software. In questo momento io cercherei di partecipare a corsi online e guarderei video tutorial per capire cosa significa essere smart worker e quali sono le parti di processo a cui bisogna prestare attenzione.
Noi per esempio non cerchiamo mai di vendere il nostro prodotto senza prima passare dalla formazione, perché l’esperienza ci ha insegnato che se facessimo così è sicuro che poi perderemmo il cliente. Per questo abbiamo anche recentemente pubblicato un portale in cui ogni giorno carichiamo nuovi video tutorial sullo smart working: FlashBeing . Abbiate pazienza e voglia di cambiare. A lungo termine premierà“.
Come può essere utile lo smart work in un momento come questo?
“Non solo in un momento come questo, ma piuttosto direi “sempre”. Dobbiamo sfruttare questo momento per imparare questa nuova metodologia di lavoro, così poi da poterla sfruttare al meglio, anche nell’ottica di riuscire a riprenderci il prima possibile. Come detto prima, smart working significa ridefinire il proprio processo organizzativo con lo scopo di rendere più produttiva la propria azienda o, nel caso di un libero professionista, essere più produttivi al lavoro e avere più tempo libero.
Se riusciamo a riorganizzare la nostra azienda, o almeno in parte, a lavorare in modo smart, i benefici solo molteplici: otre alle ore di lavoro guadagnate per via dell’annullamento degli spostamenti casa-lavoro, si riduce anche lo stress delle persone e si aiuta l’ambiente. Secondo infatti una ricerca del Politecnico di Milano, uno smart worker risparmierebbe all’anno ca 255 ore – o 31 giorni lavorativi, già solo annullando il tempo di spostamento, evitando anche l’emissione di 135kg di Co2. Pensiamoci“.
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