Italia & Estero
Processo Salvini-Open Arms: quelle strane richieste di risarcimento danni
La notizia dei giorni scorsi, che ha fatto rumore, è quella della richiesta della Procura di Palermo di condanna a 6 anni di reclusione dell’ ex Ministro degli Interni Matteo Salvini nella nota vicenda Open Arms. Richiesta che rientra nella logica processuale, così come la richiesta di risarcimento del danno delle costituite parti civili, che è stata quantificata complessivamente in circa un milione di Euro.
Ma la notizia a mio parere è un’ altra.
Bisogna premettere che nel processo penale chi si ritiene danneggiato dal fatto reato portato all’attenzione del Giudice può innestare la sua richiesta (civile) di risarcimento del danno riportato, danno che comunque è a sua cura di dover dimostrare nella sua sussistenza e nella sua entità.
Al giudice penale spetta invece, all’ inizio del procedimento controllare l’effettivo diritto a chiedere, cioè se il richiedente è un potenziale danneggiato dal reato che si assume commesso.
Orbene, a suo tempo, il Giudice penale di Palermo ha ammesso quali parti civili – e questa invece è la notizia principale, a mio parere – oltre a Open Arms (richiesta danni : 380 mila Euro) e a una ventina di clandestini ivi imbarcati (richiesta danni tra i 30 e 50 mila Euro a testa), quindi in diretta correlazione al fatto reato contestato, anche una quindicina di soggetti la cui posizione si dubita possa essere messa in una qualche attinenza con il fatto portato a processo.
Risultano infatti costituite parti civili, e quindi avendo già il Giudice espresso la loro legittimazione a chiedere i danni che la vicenda avrebbe loro provocato, vari soggetti quali il Comune di Palermo, rappresentato allora da Leoluca Orlando, Legambiente, Nazionale e quella Regionale, l’associazione Cooperazione Internazionale Sud Sud, Arci Sicilia, i Giuristi Democratici, l’Osservatorio Antidiscriminazioni Noureddine Adnane, l’associazione Accoglierete, ed altre associazioni minori.
E ancora, la ONG di Casarini, Mediteranea e quella di Cecilia Strada, Emergency. Anche la città spagnola di Barcellona, in persona del sindaco, ha reclamato dei danni.
Personalmente ritengo che, a fronte di tali ammissione a parti civili, non vi sia da attendersi che un solo esito del processo, che non è quello auspicato dalla maggioranza degli italiani, quello dettato dal buon senso e non dall’ ideologia.
Ai lettori formarsi una personale opinione su quali danni abbiano potuto riportare la città di Barcellona, distante migliaia di miglia dal luogo del fatto e con nessun collegamento con esso, tranne quello di essere la base di Open Arms, o il Comune di Palermo, situato dall’ altra parte della Sicilia; o l’ Arci e Legambiente, i cui scopi sociali, culturali e di tutela naturalistica, sono distanti anni luce dal fatto a processo.
Stesso discorso per i Giuristi Democratici e pure per Mediterranea e Emergency, non impegnate, neanche indirettamente, nel fatto addebitato a Salvini, e pure per la mezza dozzina di associazioni, sostenute da sostanziosi contributi pubblici, che si occupano, sulla carta e a vario titolo, di “tutelare” chi viene fatto sbarcare quotidianamente e che poi, stranamente, non svolgono alcuna attività nelle stazioni, nei parchi e nelle piazze italiane dove sarebbe più pressante l’esigenza di intervenire anche dal punto di vista umanitario.
a cura di Stefano Sforzellini
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