Società
Centro Diurno Temporaneo a Bolzano: 47 volontari impegnati per due mesi a favore dei senzatetto
Il 14 marzo, il Centro Diurno Temporaneo per i senzatetto nella sala del Centro Parrocchiale di Bolzano chiuderà i battenti. Dallo scorso 16 gennaio la struttura è rimasta aperta tutti i giorni, dalle 9 alle 18. Si sono accompagnati i senza fissa dimora, si è fatto un lavoro di sensibilizzazione e si sono organizzati incontri nel centro della città.
L’inverno scorso esisteva un rifugio, ma solo per 50 persone. “Dove la politica e l’amministrazione comunale hanno fallito, alcuni volontari si sono assunti la responsabilità. Dopo che nel gelido gennaio di quest’anno, nonostante la pressione di varie associazioni e privati, non è emersa alcuna soluzione per i senzatetto” si legge in una nota dei responsabili del progetto.
Ludwig Thalheimer, Caroline von Hohenbühel, Paul Tschigg, Marion Maier, Maria Lobis e Rudi Nocker si sono messi in gioco. Hanno stipulato un accordo con Wolfram Nothdurfter del Centro Parrocchiale. L’idea iniziale era quella di gestire per 14 giorni la sala grande nella speranza che poi l’amministrazione comunale offrisse un’alternativa. Poiché questo non è avvenuto, i 47 volontari hanno trasformato quelle due settimane in due mesi.
Hanno fornito, per 58 giorni e per 9 ore al giorno, uno spazio caldo a persone provenienti da 26 paesi. Li hanno ascoltati, hanno distribuito tè e torte, offerto corsi di lingua, scritto curricula vitae, cercato lavoro. Quattro insegnanti si sono messe a disposizione per impartire lezioni in italiano e tedesco e con l’aumento delle temperature l’aula poi si è trasferita dalla sala all’aperto, in piazza della Parrocchia. Questo, rispetto a prima, ha permesso a un maggior numero di ospiti di partecipare alle lezioni. Alcuni degli ospiti hanno già trovato lavoro in agricoltura.
Domenica, 14 marzo questa esperienza si concluderà ma come sottolineano i suoi fautori “non ci dovranno più essere inverni in cui la città di Bolzano e la provincia dell’Alto Adige si comportino in modo così irresponsabile“.
“Tutte queste persone vivono attualmente in alloggi precari alla Fiera di Bolzano (tra le 80 e le 90 persone, solo fino alla fine di marzo), in case diroccate intorno al capoluogo, in tende lungo il fiume Isarco, sotto i ponti e sotto l’autostrada“, scrivono i volontari.
Qualche dato sul progetto di accoglienza
I 47 volontari hanno servito circa 700 litri di tè, distribuito 80 kg di biscotti e torte, più di 30 kg di mele e banane e circa 10 kg di cioccolato. In pochissimo tempo, decine di persone si sono offerte volontarie per i servizi diurni, parenti e amici si sono fatti avanti portando cibo e materiale per l’igiene, vestiti di ogni tipo, coperte e sacchi a pelo, o hanno cucinato minestra per tutti.
Alcune aziende hanno donato vestiti e scarpe nuove, altro cibo, tè, pizze e succhi di frutta. Il VinziMarkt forniva ogni settimana biscotti e frutta.
Da tutto questo ne è nato un progetto fotografico e un’attività di informazione costante su Facebook che ha permesso di attivare diversi donatori. Circa 3.000 euro sono stati spesi in costi per la pulizia quotidiana della sala e per piccole misure di sostegno. Tutte le spese sono state coperte interamente dalle donazioni ricevute.
“I wintervolunteers – come si chiamano i volontari del progetto fotografico sulla loro pagina Facebook (https://www.facebook.com/BuchBookLibro) – chiedono che i politici locali e provinciali si attivino ora, in primavera, e coinvolgano le associazioni di volontariato. Ci vuole un piano generale per trovare una soluzione sostenibile al grande problema dei senzatetto a Bolzano. Perché il prossimo inverno arriverà di certo.
Chiediamo che vengano messe a disposizione più piccole strutture nel centro del capoluogo della provincia. Non si possono chiudere queste persone in una sala alla periferia della città e sperare che spariscano nel nulla. Le strutture dovrebbero essere gestite professionalmente da esperti e controllate costantemente per qualità ed efficienza. Anche i volontari possono essere coinvolti in questo processo, ma non è accettabile di lasciare la gestione di un Centro Diurno solamente, e di nuovo, in mano a loro“, concludono.
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