Trentino
La sfida lanciata dal modello cooperativo all’industria discografica. Se ne parla al Festival dell’Economia di Trento
“Video Killed the Radio Star” cantavano i The Buggles nel ’79. Ma chi sta “uccidendo” i musicisti di oggi, strangolati da un mercato che non li tutela? Se lo chiede l’edizione 2024 del Festival dell’Economia di Trento, organizzato dal Gruppo 24 ORE insieme a Trentino Marketing per conto della Provincia Autonoma di Trento e con il contributo del Comune di Trento e dell’Università di Trento, dedicando ampio spazio a un settore che, dati alla mano, è più in salute che mai, eppure resta sordo alle esigenze di chi vive – o prova a vivere – di musica: solo in Italia, 43mila persone.
È nella cornice del Fuori Festival, fucina di idee e incontri, che si sviluppa, domenica 26 maggio, a partire dal mezzogiorno, un talk dal titolo “Etica ed economia nel music business: la strada cooperativa”. Lo organizza Rete Doc, la più grande e longeva rete cooperativa del settore artistico in Italia, su invito dell’Università di Trento.
Partecipano Demetrio Chiappa, presidente di Rete Doc, Andrea Ponzoni, CEO Freecom Hub e l’artista Omar Pedrini, stimolati dalle domande di Francesca Martinelli, direttrice della Fondazione Centro Studi Doc. Sono loro a dare impulso a un dibattito che parte da un inevitabile reality check – la fotografia impietosa della situazione – per individuare strade differenti, attingendo ai modelli sperimentati nel mondo della cooperazione.
Superata la crisi pandemica, il mercato musicale ha generato nel 2022 – secondo gli ultimi dati di Fondazione Symbola – un indotto di 26,3 miliardi di dollari, quasi la metà del quale deriva dallo streaming. Una crescita trainata dal comparto discografico e dal live, proseguita anche nel 2023. Ma dal punto di vista degli artisti, specialmente in Italia, il panorama è desolante.
Nel nostro paese vivono circa 43.000 musiciste e musicisti, tra orchestrali e cantanti, prendendo in considerazione tutti i generi musicali (INPS 2022). E non tutti sono dei big. La loro retribuzione media è di 6.800 euro all’anno, appena al di sotto della soglia di povertà. Senza contare l’assenza di tutele, il lavoro sommerso, il rischio di burnout. Il paradosso della “precarietà a tempo indeterminato” danneggia non solo loro, ma anche la qualità della musica, incoraggiando un appiattimento generale delle proposte creative.
Se il problema può essere identificato nel modello di business attuale, da una riflessione critica su queste dinamiche emergono ipotesi di percorsi basati sul modello cooperativo, che parte dal basso e si concentra in primis sulla sostenibilità delle carriere, al tempo stesso economica e artistica. Un rovesciamento di prospettive salutare.
Durante l’incontro verranno presentate case history di successo, esempi concreti di management musicale che privilegiano il progetto artistico rispetto alla ricerca del puro e semplice profitto. Demetrio Chiappa presenterà l’esempio di Rete Doc, opportunità alternativa all’isolamento e al lavoro nero: una piattaforma di cooperative e realtà che offre tutele e abbraccia tutti i settori della creatività, radicandosi in particolare nel mondo della musica. Andrea Ponzoni approfondirà i servizi offerti a musiciste e musicisti da Freecom Hub, che nasce sempre nell’alveo di Rete Doc, mentre Omar Pedrini, membro fondatore e principale autore dei Timoria, oltre che protagonista di un apprezzato percorso da solista, racconterà la sua esperienza con il mondo cooperativo.
Rete Doc, col suo modello d’impresa cooperativa unico in Italia, fornisce servizi a 360 gradi alle maggiori imprese di settore, attraverso una capillare rete di migliaia di professionisti che operano nei settori cultura, eventi e spettacolo, creatività e comunicazione, innovazione e digitale, educazione e formazione, turismo e territorio. Oggi Rete Doc è composta da nove società, di cui cinque cooperative e quattro Srl, che offrono servizi su tutto il territorio nazionale attraverso le 29 filiali, e nel 2023 ha prodotto 80 milioni di euro di fatturato.
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