Secondo quanto riportato da Il Tempo, la missione “Global Sumud Flotilla”, presentata come un’iniziativa umanitaria verso Gaza, sarebbe oggetto di un’inchiesta internazionale che ne mette in discussione la reale natura. Un documento riservato del Ministero della Diaspora israeliano – visionato dal quotidiano – rivelerebbe legami diretti tra alcuni membri del comitato direttivo della Flotilla e organizzazioni terroristiche come Hamas, la Jihad Islamica Palestinese (PIJ) e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Non solo: sono citati anche finanziamenti a gruppi operativi nella Striscia di Gaza e collaborazioni con l’iniziativa “March to Gaza”, che avrebbe promosso attivamente le attività della Flotilla in vari contesti internazionali.

Tra i nomi indicati, spicca quello di Saif Abukeshek, coordinatore globale del movimento “March to Gaza”, in contatto stretto con Yahia Sarri, religioso algerino affiliato ai Fratelli Musulmani e ritenuto vicino ad Hamas. Entrambi avrebbero organizzato una marcia di migliaia di attivisti verso il valico di Rafah. A emergere è così un quadro articolato di connessioni tra la Flotilla e ambienti islamisti, che, secondo il report israeliano, confermerebbero la presenza di una rete ben strutturata dietro l’apparente scopo umanitario dell’iniziativa.

Nel dossier vengono elencati anche altri esponenti chiave: Muhammad Nadir Al-Nuri, fondatore di Cinta Gaza Malaysia, avrebbe finanziato progetti sotto il controllo di Hamas ed è stato fotografato accanto a Ghazi Hamad, alto dirigente politico del movimento palestinese. Marouan Ben Guettaia, attivista algerino, è indicato come affiliato al Soumoud Convoy e immortalato in incontri con rappresentanti di Hamas in Algeria. Wael Nawar, ex portavoce dello stesso convoglio, avrebbe partecipato a un funerale di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. E ancora Zaher Birawi, fondatore della Flotilla e già definito da Israele “alto operatore di Hamas in Europa”, è stato ritratto con il leader di Hamas Ismail Haniyeh.

Alla pubblicazione dell’inchiesta, è seguita la reazione ufficiale del Global Movement Gaza Italia, che ha annunciato querela contro Il Tempo per presunta diffusione di “notizie false e tendenziose”. La missione, sostenuta anche da figure simboliche come Greta Thunberg, ha accusato il quotidiano di aver manipolato i fatti per screditare un’azione solidale. Tuttavia, Il Tempo ha rilanciato chiedendo maggiore trasparenza: “Se è tutto chiaro e limpido, perché non rispondere a domande semplici?”, riferendosi anche all’allontanamento della giornalista Francesca Del Vecchio dalla Flotilla, accusata di aver riportato dettagli “scomodi”, come una conversazione in cui si sarebbe parlato “un po’ in inglese, un po’ in arabo, di Barcellona e dei droni che seguivano le imbarcazioni spagnole”.

Il quotidiano rivendica la propria inchiesta come espressione legittima di libertà di stampa, sottolineando che non sarebbe la prima volta che si documentano rapporti tra ambienti radicali e realtà associative politicamente orientate a sinistra. La tensione è aumentata dopo che anche la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, ha definito l’espulsione della cronista una “ferita alla democrazia”. Il caso ha avuto un’eco tale da coinvolgere anche figure istituzionali: un senatore di Fratelli d’Italia avrebbe ricevuto minacce di morte per aver sollevato dubbi sulla Flotilla.

Il conflitto tra il diritto all’informazione e la tutela dell’attivismo umanitario si sposta ora in tribunale, dove Il Tempo afferma: “Finalmente vedremo quelle carte”. Un processo che potrebbe fare chiarezza su una missione che, secondo le accuse, cela dietro la bandiera della solidarietà una rete internazionale dai contorni molto meno pacifici.