Italia & Estero
Flotilla abbordata dalle navi israeliane, mentre l’Istituto Friedman presenta esposto per legami con Hamas.
Nuove ombre si addensano sulla Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria diretta verso la Striscia di Gaza con l’obiettivo dichiarato di rompere il blocco navale israeliano e consegnare aiuti alla popolazione civile. Secondo quanto riportato, documenti rinvenuti dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza attesterebbero un coinvolgimento diretto di Hamas nella pianificazione e nel finanziamento dell’operazione. La notizia ha sollevato un’ondata di reazioni in Italia, dove l’Istituto Milton Friedman ha annunciato la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica di Roma.
Il direttore esecutivo dell’Istituto, Alessandro Bertoldi, ha denunciato pubblicamente la vicenda, puntando il dito contro la Flotilla e i parlamentari italiani che vi partecipano. “Le prove raccolte da Israele – basate su documenti trovati a Gaza – sostengono un coinvolgimento diretto di Hamas nel finanziamento della Sumud Flotilla, inclusi trasferimenti di fondi. Tuttavia, gli organizzatori (tra cui Global Flotilla Italia) negano legami”, ha dichiarato Bertoldi. L’Istituto Friedman intende così chiedere formalmente alla magistratura di accertare l’eventuale sussistenza di reati penali, tra cui il finanziamento e l’associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, in riferimento agli articoli 270-bis e 270-quinquies del Codice Penale italiano.
Bertoldi ha sottolineato che “Hamas è un’organizzazione designata come terroristica dall’Unione Europea dal 2003”, quindi ogni forma di collaborazione, anche indiretta, potrebbe configurare responsabilità penali. “L’intento umanitario – ha aggiunto – non esclude la responsabilità penale se vi è dolo o colpa grave. Queste ipotesi dipendono da prove concrete (es. bonifici, documenti), e le indagini preliminari valuterebbero il grado di consapevolezza dei singoli membri”.
Particolarmente grave, secondo Bertoldi, è la partecipazione di parlamentari italiani alla missione, i quali avrebbero dovuto verificare con attenzione la provenienza dei fondi utilizzati per finanziare l’operazione. “Riteniamo irresponsabile non solo la loro condotta in queste ore, ma anche il fatto di non aver verificato l’origine dei finanziamenti. Tale negligenza è ancora più grave se commessa da rappresentanti delle istituzioni”, ha affermato.
Nel frattempo, le imbarcazioni della Flotilla si stanno avvicinando alla costa di Gaza, ma la situazione è precipitata. Le forze israeliane hanno ufficialmente dato il via all’abbordaggio, cominciando dalla nave Alma, il cui equipaggio è stato fermato. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che “le barche sono tutte circondate e dovrebbero essere portate al porto di Ashdod, dove poi ogni nazione si attiverà su come far rientrare i propri connazionali”.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha aggiunto che “gli italiani saranno portati in Israele e espulsi in due giorni”, spiegando che l’ambasciata italiana a Tel Aviv e i consolati sono già stati attivati per assistere i connazionali. “L’abbordaggio era previsto”, ha detto Tajani, “ma l’importante è che non ci siano azioni violente”.
L’operazione di intercettazione è avvenuta in acque internazionali, secondo quanto riferito dagli stessi attivisti, che hanno denunciato la natura illegale del sequestro. Le comunicazioni da alcune imbarcazioni risultano interrotte, mentre i membri della Flotilla hanno dichiarato: “Siamo determinati a continuare. Facciamo rotta verso Gaza per rompere il blocco navale, aprire un corridoio umanitario permanente. Siamo una flotta pacifica e autorganizzata”.
Fonti attiviste hanno riferito che fino a 20 imbarcazioni si sono dirette verso la Flotilla, molte non identificate, alcune con le luci spente. La tensione è altissima: “Potremmo perdere la connessione a breve”, hanno dichiarato. Sul fronte diplomatico, Italia e Grecia hanno ribadito la richiesta a Israele di garantire la sicurezza e l’incolumità dei partecipanti, invitando gli attivisti ad accettare l’offerta del Patriarcato Latino di Gerusalemme per la consegna sicura degli aiuti.
La situazione rimane fluida e ad alto rischio, con implicazioni politiche, giudiziarie e umanitarie che coinvolgono direttamente anche cittadini europei. Mentre le imbarcazioni vengono scortate ad Ashdod, si apre ora una fase delicata che potrebbe avere ripercussioni rilevanti sul fronte internazionale.
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