Italia & Estero
Ribelli in abito sacro: tre suore austriache sfidano la Chiesa e tornano nel loro convento abbandonato
Tre suore ottuagenarie austriache sono diventate protagoniste di una vicenda che ha catturato l’attenzione internazionale: dopo essere state trasferite contro la loro volontà in una casa di riposo cattolica, hanno deciso di tornare nel loro ex convento abbandonato tra le Alpi, sfidando apertamente le autorità ecclesiastiche. Sister Bernadette (88 anni), Sister Regina (86) e Sister Rita (82) sono le ultime religiose rimaste del convento Kloster Goldenstein di Elsbethen, alle porte di Salisburgo, un edificio storico che per decenni ha ospitato anche un collegio femminile.
Le suore, che hanno vissuto gran parte della loro vita a Schloss Goldenstein, sono state allontanate a dicembre 2023 dopo che la comunità religiosa era stata ufficialmente sciolta a inizio 2024, e il convento era passato sotto il controllo dell’Arcidiocesi di Salisburgo e dell’Abbazia agostiniana di Reichersberg. A tutte era stato garantito il diritto di residenza a vita, a condizione che le loro condizioni di salute lo permettessero. Tuttavia, il trasferimento in una casa di cura ha segnato un punto di rottura.
“Non ci hanno nemmeno chiesto. Avevamo il diritto di restare qui fino alla fine dei nostri giorni, e questo diritto è stato violato”, ha dichiarato Sister Bernadette. Con l’aiuto di alcuni ex allievi e un fabbro, le tre religiose hanno riottenuto l’accesso al convento all’inizio di settembre 2025, nonostante l’edificio fosse privo di acqua ed elettricità. I sostenitori si sono mobilitati rapidamente per aiutarle con viveri, assistenza medica e perfino per ripristinare parzialmente i servizi essenziali.
La reazione ufficiale non si è fatta attendere. Il loro superiore ecclesiastico, il prevosto Markus Grasl, ha definito la loro scelta “completamente incomprensibile” e ha sottolineato che le condizioni del convento non sono adatte a garantire cure adeguate, parlando anche di “una vera e propria escalation”. Secondo il prevosto, l’assistenza offerta nella casa di riposo era “essenziale, professionale e di alta qualità”.
Ma le suore non sembrano voler tornare indietro. “Sono stata obbediente per tutta la vita, ma questa volta era troppo”, ha affermato ancora Sister Bernadette. “Prima di morire in quella casa di riposo, preferisco andare in un prato e entrare nell’eternità in quel modo”. Sister Rita ha confessato di essere sempre stata nostalgica del convento e di essere immensamente felice di essere tornata a casa.
Nel frattempo, la vicenda ha generato una forte ondata di solidarietà. Ex studentesse del collegio Goldenstein hanno formato una rete di sostegno, portando cibo, aiutando con le pulizie e condividendo momenti quotidiani con le suore. “Goldenstein senza le suore non è possibile”, ha dichiarato una di loro, Sophie Tauscher. Alisha, un’altra ex alunna, ha raccontato che le suore riconoscono ancora tutti i vecchi studenti, anche a distanza di decenni.
Una parte importante dell’attenzione mediatica è arrivata grazie ai social media. Le tre religiose hanno conquistato quasi 100.000 follower su Instagram e migliaia su Facebook, grazie a video che le ritraggono in preghiera, durante i pasti o mentre Sister Rita si esercita con dei guantoni da boxe ricevuti in regalo. Tuttavia, questa popolarità digitale ha finito per incrinare ulteriormente i rapporti con la Chiesa.
Dopo quasi tre mesi di tensioni, è stata proposta una tregua. Secondo Harald Schiffl, portavoce del prevosto, le suore potranno rimanere nel convento “fino a nuovo avviso”, ma a precise condizioni: devono rinunciare completamente ai social media e garantire che le aree del convento riservate alla clausura non siano accessibili a chi non appartiene all’ordine. In cambio, riceveranno assistenza medica e supporto spirituale da un sacerdote.
“Ora tocca alle sorelle decidere”, ha dichiarato Schiffl all’agenzia stampa austriaca APA. La BBC ha tentato di contattarle per un commento, ma al momento non è chiaro se accetteranno le condizioni. Quel che è certo è che le tre suore sembrano determinate a non abbandonare quello che per loro non è solo un luogo, ma una casa, una missione e una memoria di vita vissuta.
Questa storia, che unisce fede, resilienza e modernità, ha sollevato interrogativi sul ruolo delle religiose anziane, sull’autorità ecclesiastica e sul potere dei social media. E, soprattutto, ha messo in luce quanto la volontà di restare fedele alla propria identità e al proprio passato possa sfidare anche le gerarchie più consolidate.
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