Italia & Estero
Cittadinanza per discendenza, giro di vite dal governo: «Basta con i furbetti»
È durato quasi due ore il Consiglio dei ministri che ha affrontato una serie di provvedimenti chiave. Tra i temi all’ordine del giorno, la riforma delle norme sulla cittadinanza per i discendenti di italiani residenti all’estero, la conversione dei centri hotspot in Albania, un decreto per l’attuazione del Pnrr e l’avvio dell’anno scolastico 2025-2026 – che include anche misure contro i cosiddetti “diplomifici” – e l’abolizione dei test d’ingresso a Medicina.
A seguire il Cdm, i ministri competenti hanno illustrato le novità in conferenza stampa. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha spiegato i dettagli della riforma sulla cittadinanza: “Abbiamo previsto un decreto legge e due disegni di legge. Si tratta di una riforma importante, volta a rafforzare il legame tra chi vuole essere cittadino italiano e l’Italia”.
Secondo Tajani, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli abusi: “In Argentina, nel 2023, sono stati riconosciuti 30mila casi di cittadinanza, in Brasile 20mila. In alcuni casi abbiamo dovuto revocare la cittadinanza a soggetti legati a Hezbollah. Sono emerse vere e proprie agenzie specializzate nel ‘commercio’ della cittadinanza”.
Il decreto introduce nuovi criteri: i discendenti di italiani nati all’estero avranno diritto alla cittadinanza solo per due generazioni, ossia se hanno genitori o nonni italiani. Sarà inoltre necessario dimostrare un legame concreto con il Paese. La cittadinanza potrà essere acquisita automaticamente solo se il richiedente nasce in Italia o se, prima della sua nascita, uno dei genitori ha vissuto almeno due anni continuativi in Italia.
I nuovi requisiti si applicano retroattivamente a partire dalla mezzanotte del 27 marzo. Chi ha già ottenuto la cittadinanza in modo regolare non subirà revoche, ma non sono previste sanatorie.
“La cittadinanza non è un diritto automatico: deve riflettere un vero legame con l’Italia. Per questo, ad esempio, il figlio di un cittadino italiano diventerà italiano solo se vivrà nel Paese almeno due anni. Chi ha almeno un nonno italiano dovrà invece risiedere in Italia per tre anni“, ha chiarito Tajani.
Novità anche per le procedure: le richieste di cittadinanza da parte dei residenti all’estero non passeranno più dai consolati, ma saranno gestite direttamente dall’Ufficio centrale del ministero degli Esteri.
Contestualmente, aumentano i costi per la domanda: dai 300 euro precedenti si è già saliti a 600, con l’obiettivo di arrivare a 700 euro. “I Comuni sono sommersi dalle pratiche, servono risorse”, ha commentato il ministro.
Infine, Tajani ha sottolineato che il giro di vite serve a contrastare fenomeni come il “turismo sanitario” e le richieste strumentali di cittadinanza: “Essere cittadini italiani deve tornare a essere qualcosa di serio. Mettiamo fine agli abusi”.
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