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Ambiente Natura

Svaso bacino Rio Pusteria, fauna ittica quasi annientata. Unione Pesca: “Piano aggressivo”

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L’Ufficio Caccia e Pesca, per la prima volta, ha effettuato durante l’intero periodo di svaso un significativo campionamento di dati, e pochi giorni fa ha presentato i risultati. Questi dimostrano chiaramente che il classico svaso ha effetti mortali per i giovani pesci dei corsi d’acqua sottostanti.

Grazie alle misurazioni di vari parametri (torbidità, livello idrometrico, parametri chimico-fisici, nonché indagini ittio- ecologiche in 10 punti di campionamento tra Rio di Pusteria e Bolzano), condotte dall’Ufficio Caccia e Pesca, gli effetti sugli habitat acquatici sono ora documentati in dettaglio.

Per gli avannotti, ovvero i piccoli dei pesci nati quest’anno, lo svaso è stato in gran parte letale: gli avannotti di temolo sono di fatto completamente scomparsi, ovvero erano assenti in tutti i 10 tratti campionati dopo lo svaso.



Anche gran parte della generazione di trote nata quest’anno è stata annientata; difatti, dopo lo svaso, la densità di avannotti di trota si è ridotta in media dell’85%.

Considerando i risultati delle singole stazioni di campionamento, la perdita di avannotti lungo i tratti di Rienza e Isarco interessati dagli effetti dello svaso (complessivamente circa 60 km di fiume fra Rio di Pusteria e Bolzano) può essere stimata in alcune centinaia di migliaia di esemplari. Pesci selvatici, come fra l’altro la trota marmorata, una specie fortemente minacciata di estinzione.

In considerazione del fatto che le autorità per questo svaso hanno inasprito le prescrizioni, prescrizioni queste a cui il concessionario Alperia si è attenuto al 100%, come peraltro documentato dai dati relativi allo svaso, ed alla luce del fatto che i risultati sperati non sono stati centrati anzi, ricalcano in buona sostanza quanto accadeva con gli svasi fatti nel passato, se ne può trarre semplicemente la seguente conclusione logica:

le attuali modalità di svaso non sono sostenibili e non possono più essere accettate in futuro. Devono essere sostituite con metodi alternativi (v. ad esempio draghe aspiranti o simili).

Tali tecniche prevedono che i sedimenti vengano aspirati dal fondale a mezzo di natanti completamente automatizzati, quindi privi di manovratore a bordo, e che l’acqua intorbidita venga fatta defluire attraverso la centrale, ovvero turbinata.

Il processo si estende su un lungo periodo (nei mesi in cui la portata dei corsi d’acqua è maggiore, v. ad esempio fra giugno ed ottobre) e la concentrazione di sedimenti nell’acqua può essere regolata in modo che sia ambientalmente il più sostenibile possibile.

Nel corso di una recente presentazione dei dati raccolti dall’Ufficio Caccia e Pesca, Alperia si è assunta l’impegno di prendere al più presto in considerazione eventuali metodi alternativi di gestione dei sedimenti.

Allo stesso tempo, l’Ufficio Tutela delle acque e l’Ufficio Caccia e Pesca hanno annunciato di voler rivedere e adattare il cosiddetto “piano di gestione”, che regola le modalità di svaso, e di individuare insieme al concessionario dell’impianto idroelettrico metodi alternativi. Tuttavia, ad ora questi sono solo promesse verbali, non impegni concreti.

L’Unione Pesca Alto Adige intende a breve sottoporre la problematica all’Assessore all’Ambiente e all’Energia Giuliano Vettorato, nonché all’Assessore competente in materia di pesca, Arnold Schuler, al fine di concordare per il futuro misure ragionevoli e vincolanti (i primi colloqui con entrambi i dipartimenti prima dello svaso sono stati promettenti e fanno ben sperare).

Uno svaso così devastante come quello di quest’anno non può e non dovrà più ripetersi – scrive Unione Pesca Alto Adige – . Dopotutto, si tratta anche della credibilità della (grande) industria idroelettrica e quindi allo stesso tempo della credibilità di Alperia ovvero della mano pubblica.

Le grandi centrali idroelettriche riusciranno a produrre energia veramente verde – ovvero facendo a meno delle classiche operazioni di svaso, introducendo efficaci misure di attenuazione delle brusche alterazioni di deflusso causate dalle centrali ad accumulo, nonché garantendo la continuità fluviale per pesci e sedimenti – oppure no?”.

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