Italia & Estero
Caso Almasri: il tour in Europa, poi l’arresto ed il rimpatrio che diventa un caso internazionale
Sulla vicenda del rimpatrio (espulsione) dall’Italia del generale Najeem Osema Almasri Habish, capo della polizia libica, accusato dalla Corte Penale Internazionale di reati contro l’umanità e tortura, e arrestato a Torino mentre si guardava la partita Milan-Juventus, si è incardinata una polemica politica, cavalcata immediatamente dalle sinistre italiane ed anche estere.
Di questa vicenda, con lati necessariamente oscuri, per quanto appresso si dirà, è stata a mio parere raccontata però solo la parte che fa comodo a chi oggi alza i toni.
Non è stata però raccontata al lettore la parte relativa al viaggio – di piacere? – in Europa di tale soggetto (lo ben racconta Il Foglio) e cioè che Almasri è sbarcato con una sua delegazione il 6 gennaio a Londra, con regolare volo di linea e nessuno allo sbarco gli ha contestato nulla.
Che il suo soggiorno è proseguito senza intoppi o altro sino al 13 gennaio quando si è recato in treno a Bruxelles. Non solo. Che da lì con una persona al seguito si è recato in Germania, a Bonn, per la precisione. Che poi si è spostato nuovamente a Monaco, con un’ autovettura noleggiata, dove il giorno 16 gennaio ha pure subito un controllo di polizia, nel corso del quale non gli sarebbe stato contestato nulla – e vien da chiedersi perché – per poi arrivare in Italia.
Dunque una “bella vacanza” in mezza Europa di una persona ricercata che in Europa si sono guardati bene dall’ arrestare, dunque non eseguendo l’ordine della CPI, che hanno lasciato all’Italia.
Solo che l’Italia oggi ragiona in maniera diversa e con l’occhio all’interesse nazionale e non alle ideologie, che a mio dire costano care ed hanno il fiato corto. Ha risolto la questione con un cavillo e lo ha rimandato in patria come indesiderato. Fine, questione risolta.
Vi è da chiedersi il perché e il motivo è che, mia opinione personale, l’Italia abbia ritenuto conveniente espellere quel soggetto perché nella disordinata Libia post Gheddafi comunque permangono e lavorano qualche migliaia di italiani e colà ha importanti concessioni petrolifere l’ENI e l’ultima cosa che si vorrebbe è un rimpatrio forzoso di tutti gli italiani, tipo quello del 1973 che qualcuno ancora ricorda. Vi sono inoltre ragioni di sicurezza militare globale perchè la presenza italiana in Libia, nel caso di rottura delle relazioni diplomatiche, verrebbe automaticamente rimpiazzata dalla Russia. Poi, non da ultimo, anche la questione immigrazione illegale che quel soggetto, a modo suo, scoraggiava, con grande scandalo a sinistra.
Chiamatela realismo, Ragion di Stato, quello che volete. Io la chiamo ripresa della nostra Sovranità.
a cura di Stefano Sforzellini
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