Alto Adige
Allarme in Alto Adige: scoperti casi di “lingua blu” nei vitelli
Nel cuore del Renon, in Alto Adige, sono stati rilevati i primi casi di febbre catarrale degli ovini – conosciuta anche come “malattia della lingua blu” – in vitelli nati sul territorio. Su dieci animali sottoposti ai test, tre sono risultati positivi alla pericolosa infezione virale che colpisce i ruminanti. A confermare la notizia è stato il veterinario provinciale Paolo Zambotto, che ha precisato: “Si tratta di vitelli nati in Alto Adige. La comparsa di casi positivi era prevedibile, dato che siamo circondati da focolai di questa malattia infettiva.”
La febbre catarrale degli ovini è una malattia virale trasmissibile tramite piccoli moscerini del genere Culicoides, e può colpire principalmente pecore, capre e bovini. Classificata come epizoozia e soggetta a denuncia obbligatoria, la patologia si manifesta con febbre, infiammazioni della bocca e della lingua (che può assumere una colorazione bluastra), emorragie, gonfiori e zoppia causata da infiammazioni degli zoccoli. Non rappresenta un rischio per la salute umana, ma le ripercussioni sul settore zootecnico e agricolo possono essere gravi.
Di fronte alla diffusione del virus, l’assessore provinciale all’Agricoltura Luis Walcher ha invitato alla prudenza e alla collaborazione: “Ora è importante agire con calma e determinazione. Puntiamo su un monitoraggio mirato, un’informazione chiara e il sostegno alle aziende colpite da parte del Servizio veterinario provinciale. In questo modo vogliamo garantire la tutela della salute degli animali e ridurre al minimo gli effetti sul nostro settore agricolo.”
L’Alto Adige, finora considerato territorio indenne dalla malattia, entra così nella lista delle aree colpite, ma secondo il veterinario Zambotto non mancano risvolti positivi: “Un aspetto positivo è che non dobbiamo più vaccinare preventivamente gli animali che si sono recati anche solo temporaneamente in zone infette, né dobbiamo più sottoporre a controlli gli animali che hanno soggiornato solo brevemente in zone infette e che ora stanno tornando dagli alpeggi.”
La situazione è sotto osservazione da parte delle autorità sanitarie locali, che hanno attivato tutte le misure di contenimento previste dalla normativa. Il monitoraggio costante e la collaborazione con gli allevatori saranno essenziali per limitare la diffusione della malattia e tutelare il comparto agricolo e zootecnico dell’Alto Adige.
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