Italia & Estero
Autotrasporto in allarme: tre anni di silenzio che hanno scavato la crisi
Il settore dell’autotrasporto italiano si trova in uno stato di emergenza economica e occupazionale che rischia di compromettere la catena logistica del Paese. Dopo anni di segnali ignorati, la denuncia dell’associazione Ruote Libere riporta all’attenzione pubblica dinamiche che hanno progressivamente eroso la capacità delle aziende di trasporto merci.
La crisi si manifesta in più dimensioni: una significativa riduzione del numero di imprese attive — oltre 21.000 aziende chiuse tra il 2013 e il 2023 — e una grave carenza di figure professionali chiave. In Italia il settore registra l’assenza di oltre 20.000 autisti, mentre a livello europeo la perdita supera le 200.000 unità, con previsioni di un ulteriore aumento dei posti vacanti entro il 2028.
All’origine del disagio non ci sono soltanto numeri: l’invecchiamento degli addetti e il ridotto interesse dei giovani a entrare nel comparto ostacolano il necessario ricambio generazionale. A ciò si aggiungono fattori economici che comprimono margini e competitività: l’aumento dei costi del carburante, la pressione inflazionistica e l’incremento dei pedaggi autostradali stanno pesando in modo rilevante sui bilanci delle imprese di autotrasporto.
Con l’avvio del 2025 lo scenario si è ulteriormente complicato: il rialzo degli oneri fiscali e il rincaro del diesel potrebbero, secondo gli operatori, *”mettere in ginocchio”* molte aziende già indebolite. Le difficoltà non sono limitate al trasporto su strada ma coinvolgono anche la logistica e la connettività con i porti, rendendo evidente la necessità di interventi sistemici per ripristinare efficienza e competitività.
Il Ministero delle Infrastrutture ha varato nuove misure rivolte al comparto, includendo riforme per migliorare l’efficienza logistica e indennizzi per i tempi di attesa. Tuttavia, per gli addetti del settore queste misure appaiono ancora insufficienti rispetto alla portata della crisi, che richiede soluzioni strutturali e politiche capaci di favorire il ricambio generazionale, la sostenibilità economica delle imprese e l’integrazione con le filiere portuali e logistiche.
La denuncia di Ruote Libere, dopo tre anni di segnalazioni rimaste in gran parte inascoltate, sottolinea che senza un ripensamento complessivo del modello produttivo e di regolazione il rischio è quello di compromettere un servizio essenziale per l’economia nazionale. Le imprese cercano risposte concrete e interventi che bilancino il costo operativo con la necessità di attrarre nuove professionalità e investimenti tecnologici.
Per evitare il collasso del sistema logistico occorrono politiche mirate, incentivi per la formazione e il reclutamento, oltre a misure che limitino l’impatto dei rincari energetici e dei pedaggi. Solo così sarà possibile preservare la continuità delle catene di approvvigionamento e la competitività delle imprese di autotrasporto in Italia e in Europa.
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