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Confronto Trump-Biden: un primo round con molti insulti e pochi contenuti

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A dir poco imbarazzante il primo dei tre dibattiti previsti tra l’uscente presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il candidato democratico Joe Biden.

Sono stati sei gli argomenti sui quali i due si sono confrontati, se così si può dire. Sistema sanitario e coronavirus, economia, corte suprema, razzismo e violenza, curriculum, integrità delle elezioni.

Poche proposte e molte accuse, insulti volanti, discorsi troncati dalle continue interruzioni. Biden, oltre gli epiteti di clown, bugiardo, peggior presidente della storia, non è stato in grado di trasferire reali proposte agli elettori, probabilmente perché continuamente interrotto da Trump, il quale si è arroccato in difesa del proprio operato, ma nulla di più.

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Nell’acceso dibattito è stata forte la critica di Biden alla gestione della pandemia da parte del presidente; per contro Trump ha esaltato i propri meriti e accusato l’avversario di voler prolungare il lock down fin dopo le elezioni.

L’economia è una tematica particolarmente sensibile per gli americani, per questo Trump ha puntato il tutto per tutto promettendo crescita economica e diminuzione della disoccupazione se rieletto, con taglio delle tasse per la classe media.

Biden, per contro, ha accusato Trump di favorire i più facoltosi, mentre lui, oltre ad incoraggiare un’economia orientata allo sviluppo dell’energia pulita, si è pronunciato in favore di una tassazione più elevata per persone fisiche e aziende con reddito superiore ai quattrocentomila dollari.

In merito ai disordini a sfondo razzista degli ultimi mesi, e non solo, forte è stato lo scontro tra i candidati alla Casa Bianca; Trump ergendosi a paladino della legge e dell’ordine, Biden come sostenitore dell’uguaglianza razziale.

In quanto al curriculum e ai risultati ottenuti dai due contendenti, Trump ha dichiarato di aver rispettato le promesse fatte nel 2016, al tempo della sua elezione, di aver tagliato le tasse, di aver favorito la crescita dei posti di lavoro e l’aumento dei finanziamenti militari. Si è poi vantato di aver imposto dazi alla Cina, di aver eliminato le normative ambientali e di essersi attivato per arrestare l’immigrazione.

Biden ha invece riportato alla memoria la legge contro la violenza sulle donne e il piano di stimolo del 2009 approvati quando era vice presidente di Obama. Si è però molto più concentrato sul chiedere conto a Trump delle tasse federali che avrebbe eluso, versando soltanto 750$ nel 2016 e 2017.

Il dibattito si è concluso sulla questione delle votazioni per corrispondenza, che Trump ritiene inattendibili qualora le schede elettorali fossero inviate in tutto il Paese e non soltanto a chi ne fa richiesta.

Biden considera invece tale modalità di voto legittima e ormai collaudata visto che in passato più del 20% degli elettori ha votato per corrispondenza e in cinque Stati si vota da decenni con tale prassi.

Uno sconto di parole, più che di contenuti, è stato quello cui hanno assistito gli americani, che di certo non avranno ottenuto spunti di riflessione utili ad un voto consapevole.

Ne avranno forse nuova occasione il 15 e 22 ottobre, quando si terranno gli altri due momenti di confronto, sempre che avvengano davvero, giacché circolano già voci di defezione visto il disastroso primo round.

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