Bolzano
Vettori si ritira. Muraro in pole per la successione
Carlo Vettori, presidente del Consiglio comunale di Bolzano ed esponente di Fratelli d’Italia, ha rassegnato le dimissioni dopo che la moglie gli ha sporto denuncia per presunta violenza domestica, una vicenda che scuote la politica locale e mette sotto i riflettori la tenuta etica delle istituzioni cittadine. La decisione di Vettori, comunicata al sindaco Claudio Corrarati, arriva mentre permangono misure cautelari previste dal Codice rosso: un divieto di avvicinamento a 500 metri nei confronti della donna e l’allontanamento dalla casa familiare, con la possibilità che venga presto disposto anche il braccialetto elettronico.
Vettori ha motivato la scelta con la volontà di tutelare la privacy dei figli e il rispetto delle istituzioni, pronunciando parole di difesa personale. “Ho grande rispetto per le istituzioni che ho sempre rappresentato con impegno e decoro. In attesa venga chiarita una situazione di divorzio familiare delicata e privata, nel rispetto della privacy dei miei tre figli e delle istituzioni, ho deciso di dimettermi dall’incarico di presidente del Consiglio comunale”. In più occasioni ha respinto le accuse: “Non sono un violento, non ho mai alzato un dito nei confronti di nessuna donna, tantomeno sulla madre dei miei figli”, ma le indagini sono tuttora nelle mani della magistratura.
Il sindaco Corrarati ha definito la rinuncia di Vettori un “passo necessario” e ha annunciato una convocazione della maggioranza per nominare il nuovo presidente del Consiglio comunale. Secondo quanto emerso, la successione dovrebbe rispettare gli equilibri politici già esistenti: in pole position per assumere l’incarico c’è Roberto Muraro, il consigliere di Fratelli d’Italia più votato dopo Vettori, seguito da Andrea Lucci. Corrarati ha avvertito contro tentativi di forzatura: “niente assalto alla dirigenza, la presidenza spetta a un consigliere di Fratelli d’Italia”.
La vicenda non riguarda soltanto i protagonisti diretti ma solleva interrogativi sulla credibilità e sull’immagine delle istituzioni locali: i conflitti privati che esplodono pubblicamente rischiano di trascinare con sé la fiducia dei cittadini e la stabilità della maggioranza comunale. È necessario che la politica risponda con prudenza e trasparenza, garantendo al tempo stesso tutela per le vittime e il corretto svolgimento delle indagini.
Questo caso offre inoltre uno spunto di riflessione sociale più ampio: il manifestarsi di tensioni familiari e comportamenti violenti non è un fatto isolato e impone una risposta pubblica in termini di prevenzione, servizi di supporto e educazione al rispetto nelle relazioni. In particolare, va sottolineata la responsabilità collettiva nei confronti delle nuove generazioni: lo sbando di cui sono preda molti giovani, fra fragilità emotive, carenze di rete sociale e assenza di prevenzione, non può essere ignorato se si vuole prevenire il ripetersi di drammi che finiscono per travolgere famiglie e istituzioni.
Mentre la magistratura procede, la politica altoatesina è chiamata a gestire le conseguenze istituzionali e a scegliere una leadership che possa ristabilire ordine e credibilità. Il timore è che il prezzo dello scandalo non ricada solo sui diretti interessati, ma sull’intera comunità locale: per questo motivo, accanto alla necessaria fermezza giudiziaria, serve un impegno concreto sul fronte sociale per proteggere le vittime e contrastare la crescente deriva di comportamenti violenti e disorientamento giovanile.
La speranza è che dall’episodio scaturisca non solo una soluzione amministrativa per la successione alla presidenza del Consiglio comunale — con Roberto Muraro in posizione di vantaggio — ma anche una mobilitazione civica e istituzionale che restituisca dignità alle vittime e rafforzi le misure di prevenzione, informazione e sostegno sul territorio.
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