Italia & Estero
Droni e bombe sonore contro la Flotilla per Gaza: colpita anche l’Otaria con a bordo parlamentari italiani
Un attacco notturno ha colpito la Global Sumud Flotilla, carovana navale impegnata a portare aiuti umanitari verso Gaza, mentre navigava in acque internazionali a sud di Creta. Almeno sette imbarcazioni sono state bersagliate da droni che hanno lanciato ordigni assordanti, probabilmente flash bang o petardi potenziati. Tra le barche colpite anche la Otaria, su cui viaggiavano giornalisti, attivisti e parlamentari italiani, tra cui Marco Croatti (M5S) e Benedetta Scuderi (Avs), insieme alla portavoce della Flotilla Maria Elena Delia.
Nessun ferito, ma i danni alle vele hanno compromesso la navigazione di almeno quattro barche su oltre quaranta presenti nella missione. L’attacco è durato circa due ore, iniziando intorno alle 00:50 ora greca (le 23:50 in Italia). Sono state segnalate 10 o 12 esplosioni, con i droni che hanno colpito in particolare le vele principali – le rande – rendendole inutilizzabili. La mancanza di randa compromette stabilità e aumenta il consumo di carburante, un problema serio considerando le 550 miglia nautiche ancora da percorrere per raggiungere Gaza.
“Un drone volava sopra un’altra barca, ha puntato su di noi con una specie di lenza che penzolava, poi l’ha fatta esplodere”, ha raccontato un testimone a bordo dell’Otaria. L’ordigno è esploso fortunatamente a distanza dall’albero maestro. Le imbarcazioni colpite includono anche Morgana, Taigete, Luna Bark e Zefiro. Su Morgana, i droni hanno colpito tre volte danneggiando la vela principale, mentre un video documenta l’esplosione su Taigete.
Poco prima dell’attacco, si è verificata un’interferenza sul canale VHF utilizzato per le comunicazioni interne alla Flotilla: musica trasmessa da ignoti ha costretto le barche a cambiare frequenza, segnale che l’azione era preparata e mirata. Da giorni si registrava la presenza di droni da ricognizione militari ad alta quota, ma durante l’attacco sono entrati in azione piccoli droni a bassa quota, già visti nei precedenti attacchi del 9 e 10 settembre in Tunisia, quando ordigni incendiari colpirono le navi Familia Madeira e Alma.
Il ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato via social di non voler permettere alla Flotilla – definita “la Flotilla di Hamas” – di raggiungere Gaza. L’attacco, quindi, potrebbe rappresentare l’inizio di una pericolosa escalation, secondo gli organizzatori.
“Sono state colpite imbarcazioni battenti bandiera di Italia, Inghilterra e Polonia. È stato come un attacco ai tre Paesi. È un episodio molto grave, che crea un precedente. Ci auguriamo che la politica intervenga”, ha dichiarato Maria Elena Delia. I contatti con la Farnesina sono attivi, ma la posizione del governo italiano – espressa dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani – è apparsa più cauta rispetto a quella di Spagna, Irlanda o Slovenia, che hanno già ammonito Israele sulle possibili conseguenze di azioni illegali in acque internazionali.
Sui canali Telegram della Flotilla, i partecipanti hanno denunciato l’accaduto come “operazioni psicologiche” volte a intimidire e rallentare la missione umanitaria. “Gli estremi a cui Israele e i suoi alleati arriveranno per prolungare gli orrori della fame e del genocidio a Gaza sono disgustosi. Ma la nostra determinazione è più forte che mai”, si legge in un messaggio diffuso nella notte.
L’organizzazione ha lanciato un appello urgente alle istituzioni internazionali: condanna pubblica degli attacchi, protezione dei partecipanti, pressione diplomatica sui responsabili. “Se qualcuno dovesse essere ferito o ucciso, si tratterebbe di un ulteriore crimine di guerra”, affermano gli attivisti, che chiedono una scorta marittima, osservatori diplomatici accreditati e una presenza protettiva manifesta per garantire l’incolumità della Flotilla e la prosecuzione della missione.
La Flotilla ha ribadito che continuerà a navigare verso Gaza, “per rompere l’assedio illegale”, nonostante gli attacchi. L’episodio rappresenta un grave precedente nei confronti di una missione pacifica, e pone interrogativi urgenti su legalità, sicurezza in acque internazionali e responsabilità degli Stati coinvolti.
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