Alto Adige
Guide illegali in montagna: «è un reato, non un’infrazione»
Sempre più presenze abusive sulle montagne italiane mettono in allarme le autorità. In particolare, l’Alto Adige si conferma tra le aree più esposte al fenomeno delle guide alpine e degli accompagnatori di media montagna privi delle necessarie abilitazioni. Una situazione che non solo mina la concorrenza leale nel settore turistico, ma mette seriamente a rischio la sicurezza degli escursionisti.
In Italia, le professioni di guida alpina e di accompagnatore di media montagna sono rigorosamente regolamentate. La legge italiana tutela questi titoli professionali, riconoscendoli solo a chi ha superato percorsi formativi severi e ottenuto l’iscrizione al Collegio di appartenenza. Non si tratta di formalità burocratiche, ma di requisiti fondamentali per garantire la competenza, la sicurezza e la professionalità di chi accompagna persone in ambiente montano.
Eppure, nonostante il quadro normativo chiaro, sono in aumento i casi di operatori non abilitati che organizzano escursioni guidate, soprattutto provenienti dall’estero. In particolare, si segnala la presenza di sedicenti “guide” provenienti da Germania e Austria, che si presentano con qualifiche non riconosciute in Italia – come quelle militari o della polizia – e operano senza aver completato i percorsi formativi prescritti. «Il loro status non è equiparabile a quello delle guide alpine riconosciute a livello internazionale», viene sottolineato con fermezza da fonti del settore.
Il problema si aggrava quando queste figure operano in territori tecnicamente riservati alle guide alpine, come le vie ferrate, dove il rischio di incidenti è maggiore. In caso di infortuni, la responsabilità legale e assicurativa diventa un nodo cruciale. Solo i professionisti regolarmente iscritti al Collegio possono garantire una copertura assicurativa adeguata ai partecipanti. Inoltre, solo loro hanno il diritto di utilizzare i titoli professionali protetti dalla legge.
Per arginare il fenomeno, sono in corso controlli periodici condotti in collaborazione con la Guardia di Finanza, che possono portare a denunce e sanzioni. L’obiettivo è duplice: tutelare la sicurezza dei turisti e difendere la professionalità di chi lavora legalmente nel settore.
L’esercizio abusivo della professione non è una semplice infrazione, ma un reato. Una violazione che non può essere trascurata o considerata marginale, soprattutto in un contesto delicato e potenzialmente pericoloso come quello della montagna.
Anche per gli accompagnatori di media montagna, le regole sono chiare: solo chi ha ricevuto una formazione certificata e ha ottenuto l’iscrizione al Collegio può esercitare legalmente. «Chi è riconosciuto come accompagnatore ha seguito una formazione approfondita e sa perfettamente come gestire un’escursione, sia con singoli che con gruppi – soprattutto in caso di emergenza», viene ricordato dagli esperti.
L’obiettivo resta quello di tutelare la qualità e la sicurezza delle esperienze in montagna, riservando l’attività escursionistica a professionisti qualificati. Tuttavia, permangono ostacoli: «Forti lobby si oppongono alla tutela della professione, che ci è stata promessa più volte dalla politica ma che, purtroppo, non è ancora stata attuata».
Nel frattempo, la raccomandazione per chi frequenta la montagna è chiara: «Fate attenzione con chi andate in montagna!» – perché scegliere una guida non abilitata non è solo una scelta sbagliata, ma può trasformarsi in un pericolo reale.
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