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Società

Handyhands, sul web il patrimonio immateriale dell’immigrazione

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Kamrun Nahar, cuoca e sarta dal Bangladesh, è una delle protagoniste del progetto (Foto ASP)
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L’Ufficio Bilinguismo e lingue straniere aderisce ormai da diversi anni ai bandi regolarmente pubblicati dal “Fondo Asilo Migrazione e integrazione”, strumento finanziario sovvenzionato dall’Unione europea e dal ministero dell’interno nato per promuovere, tra gli altri aspetti del fenomeno migratorio, l’effettiva integrazione dei cittadini di Paesi terzi nelle società ospitanti.

Il progetto “Apprendimento civico-linguistico e esperienze socio-territoriali per un reale percorso inclusivo” approvato e redatto dall’Ufficio bilinguismo e Lingue straniere si rivolge quindi ai nuovi cittadini e prevede momenti di apprendimento civico-linguistico principalmente attraverso la partecipazione a corsi di lingua organizzati dalle agenzie del territorio, ma la novità di questa edizione comprende anche l’avvio di un percorso inclusivo, come la creazione del sito web handyhands.it che presenta le storie e i lavori di otto persone con competenze manuali diverse.

Handy Hands è un progetto che esordisce in realtà nel 2018 con il sostegno dell’Ufficio Bilinguismo ideato e curato da Claudia Polizzi – illustratrice e designer grafica – e Stefano Riba – progettista culturale e docente a contratto della Facoltà di Design e Arti di UNIBZ– come una serie di incontri in cui sei persone originarie dell’Alto Adige e sei persone con background migratorio hanno riflettuto e scambiato vissuti personali partendo dal tema del gesto. A restituire il senso dell’esperienza è stata la realizzazione di un video sperimentale nel quale la luce radente sui gesti dei protagonisti elimina quasi del tutto il colore della pelle, proprio a sottolineare l’universalità degli stessi gesti e mettere sullo stesso piano migranti e autoctoni.

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Il sito web Handy Hands amplia le riflessioni e i risultati raccolti durante la prima esperienza, estendendo la tematica del gesto a tutte le attività che passano attraverso le mani e cioè il lavoro, l’artigianato, l’arte, la musica. I racconti e le immagini presenti nel sito restituiscono le storie e le abilità delle otto persone che hanno partecipato a questa seconda tappa, tutte accomunate dall’avere appreso nel proprio paese di origine una abilità manuale, che da vera professione ora è divenuta un “saper fare” limitato per lo più alla sfera privata, con il rischio di abbandono.

Gli incontri con i partecipanti sono stati numerosi, la particolarità è di essersi svolti in un luogo domestico – in tempo pre-Covid – dove si è generato quell’ambiente protetto e familiare privilegiato per un reale apprendimento linguistico cosiddetto informale. La motivazione e l’interesse personali nel raccontare le proprie abilità e competenze hanno generato momenti naturali di produzione orale in lingua italiana, tradotti poi in testi di scrittura autobiografica.

Se per forza di cose l’inclusione e l’integrazione passano attraverso la trasmissione e l’apprendimento della lingua del paese ospitante, l’obiettivo di questo lavoro è soprattutto rendere visibili e dare dignità a quelle capacità ‘nascoste’ che la Convenzione UNESCO del 2003 definisce come componenti proprie del “patrimonio culturale immateriale” di una comunità, nonché essenza prima per l’affermazione del rispetto e del dialogo interculturale. Un vero dialogo interculturale racchiude il sottinteso per cui alla pluralità culturale di una comunità corrisponda altrettanta ricchezza.

Il lavoro non termina con la pubblicazione di questa prima versione del sito web www.handyhands.it, ma continuerà con la raccolta di storie e immagini di altre persone custodi di nuovi saperi, quindi con l’implementazione dei Curriculum Vitae e con il coinvolgimento di specifiche professionalità, per rendere trasparente l’avvio di auspicate e fruttuose collaborazioni, così come di eventuali sbocchi lavorativi.

red/fgo

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