Bolzano Provincia
I pesci perduti dell’Adige: oltre il 60% delle specie è scomparso o minacciato. Se ne parla con l’esperto Alex Festi
Occorre tornare qualche secolo indietro nel tempo per il fiume Adige ricco di vita, popolato da oltre trenta specie ittiche autoctone. Attualmente più del 60% di quelle specie se non è scomparso è gravemente minacciato.
Una vera e propria “estinzione silenziosa” che ha trasformato radicalmente l’ecosistema del secondo fiume più lungo d’Italia.
Questo il tema, in sintesi, su cui verterà la serata “I pesci perduti dell’Adige” di mercoledì 10 settembre alle 18 al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, a Bolzano.
L’evento è organizzato da Eurac Research e dalla Piattaforma Biodiversità Alto Adige.
Relatore è Alex Festi, naturalista, esperto idroecologo e direttore dell’Unione Pesca Alto Adige.
Il museo, in una nota ufficiale, anticipa che fino alla metà del XIX secolo, tra la foce dell’Adige nell’Adriatico e Merano, il fiume costituiva un habitat fluviale interconnesso e variegato, capace di ospitare una straordinaria biodiversità.
Le analisi storiche indicano la presenza di almeno 34 specie autoctone o parautoctone, tra cui la trota marmorata, il temolo, il barbo padano, l’anguilla europea e diverse specie di storioni. Non mancavano i ciprinidi litofili, indicatori di acque pulite e ben ossigenate.
Nel corso del Novecento il corso dell’Adige è però cambiato drasticamente.
Cosa significa? Le rettifiche del tracciato fluviale, la costruzione di centrali idroelettriche, il rilascio di scarichi urbani e industriali, oltre all’introduzione di specie aliene, hanno compromesso in modo irreversibile l’habitat naturale.
Il risultato? Una perdita drammatica di biodiversità, per l’appunto con specie un tempo comuni ormai del tutto scomparse o ridotte a popolazioni residue.
Nel corso del colloquio, Alex Festi illustrerà le tappe di questo declino e ricorderà il ruolo fondamentale che questi pesci avevano nell’equilibrio dell’ecosistema fluviale.
La sua analisi sarà arricchita da aneddoti storici e riflessioni su come un tempo la pesca fosse un’attività economica così come parte integrante della cultura locale.
L’incontro, aperto a tutti e per cui serve prenotarsi (visibile anche sul canale YouTube del museo), sarà anche un’occasione per riflettere sul presente e sul futuro del fiume Adige e su quali misure siano ancora possibili per preservare quel che rimane della sua biodiversità.
In altre parole, un invito a non dimenticare gli antichi abitanti delle sue acque.
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