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il campione che ha scelto di essere duro ma non spietato
Dominik Paris, il velocista che ha scritto pagine importanti dello sci alpino italiano, traccia un bilancio schietto della propria carriera ammettendo di poter essere stato più aggressivo in gara. Nato a Merano nel 1989 e originario di Ultimo, Paris è diventato uno dei riferimenti nelle prove veloci, specialmente nella discesa libera e nel supergigante, conquistando titoli e successi di rilievo nel circuito di Coppa del Mondo.
Il percorso agonistico di Paris è iniziato nel circuito giovanile e in Coppa Europa nel 2007, con il debutto in Coppa del Mondo un anno dopo. I primi piazzamenti importanti arrivano rapidamente, tra cui il podio in discesa a Chamonix nel gennaio 2011, mentre la consacrazione è passata anche per trionfi in prove storiche: numerose vittorie a Bormio e successi sulla Streif di Kitzbühel lo hanno reso protagonista sulle piste più temute del calendario internazionale.
Tra i titoli più significativi figura il titolo mondiale in supergigante conquistato ad Åre nel 2019, risultato che ha confermato Paris tra i migliori interpreti delle prove veloci. Nel suo palmarès emergono anche vittorie a Kitzbühel e ripetuti exploit sulla pista italiana della Valtellina, tracciati dove la sua fisicità e il controllo ad alta velocità fanno la differenza.
Riflettendo sul proprio stile agonistico, il campione non nasconde la sua autocritica: “potevo essere più bastardo”, una consapevolezza che traduce il desiderio di avere sfruttato con più freddezza e decisione alcune opportunità in gara. La sua struttura fisica imponente, unita a una predilezione per le piste dure e ghiacciate, lo ha sempre favorito nelle gare più complicate dove contano centimetri e coraggio.
La carriera di Paris ha conosciuto anche momenti dolorosi e sfide da superare: dopo la prima vittoria a Bormio nella stagione 2012/2013 e risultati importanti come il podio mondiale a Schladming, la sua crescita personale è stata segnata da una tragedia familiare nel 2013. Nonostante questo, e dopo un serio infortunio al ginocchio nel 2020, è riuscito a tornare ai massimi livelli, confermando tenacia e capacità di ripresa.
Il ritorno alle competizioni ha dimostrato che Paris non ha perso lo spirito combattivo: il rientro dopo l’infortunio è stato accompagnato da risultati di rilievo e da una volontà ferma di continuare a lottare sulle piste di Coppa del Mondo. Sul piano tecnico ha mantenuto grande attenzione al lavoro sui materiali, puntando su attrezzature collaudate come gli sci Nordica per massimizzare prestazione e sicurezza in gara.
Nel suo racconto emergono luci e scelte tattiche, ma anche un orizzonte rivolto alla continuità: a 36 anni Paris rimane una figura di riferimento per i giovani dello sci italiano, sperando che nuove leve possano raccogliere l’eredità tecnica e di coraggio sulle discese più impegnative. Sul futuro sportivo il campione ha ricordato la necessità di adattarsi alle condizioni e di mantenere la fame di risultati, come testimonia anche la sua osservazione internazionale: “Back in Europe, the conditions may change a bit. I have the mind to keep fighting,” frase che sottolinea l’attenzione alla preparazione e alla competitività in vista delle prossime sfide.
La vicenda di Dominik Paris resta dunque una sintesi di talento, disciplina e resilienza: un atleta che ha costruito il proprio successo sui tracciati più difficili, capace di riconoscere i propri margini di miglioramento e di ripartire dopo le avversità. In chiusura, il campione rilancia il suo impegno sportivo con parole che definiscono la sua missione agonistica: “sono tornato per dare il massimo, continuando a spingere fino ai limiti”, una dichiarazione che riassume l’approccio che lo ha reso celebre nel panorama dello sci mondiale.
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