Alto Adige
La ricetta dell’Alto Adige per salvare i paesi: più sostegni alla ristorazione locale
Una nuova iniezione di energia per i piccoli centri dell’Alto Adige arriva direttamente dalla Provincia autonoma di Bolzano, che ha deciso di potenziare il proprio sostegno alle attività di ristorazione che operano tutto l’anno nei paesi con almeno 100 abitanti. L’obiettivo? Contrastare lo spopolamento delle zone rurali e mantenere vivo il cuore sociale delle comunità.
Questa iniziativa, pensata per bar, ristoranti e locande a conduzione familiare, prevede criteri più flessibili per consentire a un numero maggiore di realtà locali di accedere ai contributi. “La ristorazione, insieme al commercio al dettaglio e ai servizi, è di fondamentale importanza per rendere attraenti e vivaci i paesi dell’Alto Adige”, afferma Luis Walcher, assessore provinciale al Turismo. “Per questo motivo, il sostegno non è utile solo per l’offerta locale, ma è strategico per mantenere in vita queste strutture”.
Il valore di queste attività va ben oltre la cucina: rappresentano un punto di riferimento sociale, culturale e umano, contribuendo a creare legami e a rafforzare il senso di comunità. Ulrich Höllrigl, direttore del Dipartimento Turismo, sottolinea: “Il sostegno è fondamentale per la sopravvivenza di queste imprese e per mantenere uno spazio rurale vivace. Visto il successo della misura, stiamo considerando l’ampliamento dei criteri per includere ancora più beneficiari”.
Nel 2023, sono state presentate 39 richieste di finanziamento, 22 delle quali accolte positivamente. Carmen Stauder, funzionaria del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Turismo, spiega che “i criteri sono stati aggiornati per includere anche le attività uniche nel territorio, anche se presenti altre attività stagionali o con orari limitati”. Inoltre, non vengono considerate quelle attività situate a oltre un chilometro di distanza, né viene esclusa la possibilità di operare in immobili pubblici.
Tre storie raccontano il significato profondo di questa misura. A Selva di Fuori, la Gasthaus Schörlechen è gestita da Helga Unterberger, che ha preso le redini dell’attività di famiglia dopo la morte del padre, 25 anni fa. “Il nostro locale è un punto d’incontro per il paese: si gioca a carte, si fanno merende e si chiacchiera”, racconta Helga. È l’unica locanda del villaggio, con una storia di oltre un secolo.
A Penone, nel Comune di Cortaccia, Gertraud Parteli, 85 anni, tiene viva la Gasthaus an der Himmelspfort, ereditata dal marito. “I contadini passano per un caffè al mattino, poi tornano a pranzo e la sera per una partita a carte”, spiega. La sua locanda, sempre aperta, resta un presidio di socialità, nonostante la chiusura della cucina.
A Castel Montechiaro, Georg Pinggera rappresenta la terza generazione della Gasthaus Schwarzer Adler. Oltre a essere ristorante e punto di ritrovo per celebrazioni e riunioni, offre stanze, colazioni tutto l’anno, appartamenti vacanze e persino un piccolo negozio per beni di prima necessità. “Per decenni siamo stati l’unica locanda del paese. Ora abbiamo riaperto una vecchia struttura del nostro gruppo, ma continuiamo a essere un pilastro per la comunità”, racconta con orgoglio.
Queste storie sono il volto umano di una politica che guarda al futuro, partendo dalle radici. Con il sostegno della Provincia autonoma, l’Alto Adige dimostra che investire nelle piccole realtà locali non è solo un gesto economico, ma un atto di cura verso un’intera cultura di montagna.
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