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Musica

L’Italia piange Franco Battiato, il cantautore dello Spirito

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Con Franco Battiato se ne va un cantautore di grande originalità, compositore di testi non facili, intrisi di rimandi e riferimenti dotti, talora oscuri, criptici, enigmatici come la vita. “Volente o nolente, ha scritto Gianluca Marletta, Battiato era l’unico cantautore che aveva il coraggio di mettere in musica dei riflessi di Sapienza, l’unico che parlava di ‘certe cose?”.

Sì Battiato era a suo modo un ricercatore della Verità perenne, immutabile, che trascende il tempo e lo spazio: vagava tra la spiritualità cristiana  e quella orientale, alla ricerca di un “centro di gravità permanente”, cioè di qualcosa di stabile, di metafisico, che potesse dare continuità, durata, alla sua vita, oltre il tempo e lo spazio.

In lui viveva costante il desiderio di incontro tra la finitudine umana e l’Infinito che l’uomo tocca soprattutto nell’Amore, come appare chiaramente nella canzone  L’universo obbedisce all’amore, quando canta “è in certi sguardi che Si vede l’infinito” o nella celeberrima La cura, allorché scrive: “Supererò le correnti gravitazionali/Lo spazio e la luce per non farti invecchiare/E guarirai da tutte le malattie//Perché sei un essere speciale/Ed io, avrò cura di te”.

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Per Battiato, come per i grandi filosofi agostiniani, viviamo in una condizione di mezzo, insaziabili ed insoddisfatti, tra Luce ed ombra, conoscenza ed ignoranza, immersi nel tempo e nello spazio ma proiettati oltre, alla ricerca di una pace interiore che sia dominio delle passioni, ma anche incontro con una Presenza assoluta… così che non siamo solo noi a “prenderci cura” di chi amiamo, ma è l’Amore stesso a prendersi cura di noi.

Si percepisce questa esigenza non del tutto chiarita in tante canzoni, forse soprattutto in L’ombra della luce. La prima strofa recita così: “Difendimi dalle forze contrarie/La notte, nel sonno, quando non sono cosciente/Quando il mio percorso si fa incerto/E non abbandonarmi mai/Non mi abbandonare mai”.

Nelle canzoni di Battiato, inoltre, è spesso presente la consapevolezza di vivere in una civiltà decadente, al tramonto, in cui i grandi valori religiosi e morali del passato sono stati  spesso sopraffatti dall’individualismo, dal consumismo, dal materialismo, dalle false speranze delle ideologie. In Tramonto occidentale scrive: “l’analista sa che la famiglia è in crisi, da più generazioni/Per mancanza di padri/Ed io che sono un solitario non riesco, per avere disciplina ci vuole troppa volontà”.

Famiglia come luogo degli affetti, dell’amore, ma anche del sacrificio, del rafforzamento di una volontà che può radicarsi solo nella presenza di “padri”, cioè di punti fermi, certezze, principi, che ci permettano un appoggio saldo, da cui spiccare il volo.

Non resta che concludere augurando a Battiato: che tu possa trovare ora il “centro di gravità permanente”, il Senso intorno a cui tutto ruota, l’Amore che anche in questa vita, evangelicamente parlando, rende “leggero” il giogo, leggeri i “gravi” (cioè i pesi) di questa esistenza terrena.

Il contributo per La Voce di Bolzano è di Francesco Agnoli 

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