Italia & Estero
L’Italia ritrova San Francesco: il 4 ottobre (dal 2026) torna festa nazionale, simbolo di pace e identità
Il 4 ottobre tornerà a essere una festa nazionale. Lo ha deciso la Camera dei Deputati, che ha approvato la legge per il ripristino della celebrazione civile in onore di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia. Una decisione che va oltre la semplice ricorrenza religiosa: è un gesto carico di significato storico, culturale e politico, in un momento in cui il mondo è segnato da guerre, tensioni e lacerazioni.
La prima celebrazione ufficiale avverrà nel 2026, anno carico di valore simbolico perché segnerà l’ottavo centenario della morte del Santo di Assisi, figura emblematica capace ancora oggi di parlare al mondo intero con il linguaggio universale della pace e della riconciliazione.
“Un segnale di pace in un mondo di guerra”, ha dichiarato la deputata di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi, vicepresidente della Sezione italiana dell’Unione Interparlamentare (UIP). “Con questa legge, l’Italia sceglie di guardare alle proprie radici per dare forza al futuro”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza del provvedimento nel consolidare l’identità nazionale e il ruolo dell’Italia come ponte tra civiltà.
San Francesco non è solo una figura religiosa, ma un simbolo globale di dialogo e fratellanza. Nel 1219, durante la V Crociata, scelse di non impugnare le armi, ma di incontrare il Sultano d’Egitto Malik al-Kamil, cercando un confronto pacifico. Un gesto rivoluzionario per l’epoca, che ancora oggi parla al mondo con forza straordinaria.
La sua eredità ha ispirato leader di ogni epoca e cultura: da Margaret Thatcher, che lo citò nel discorso d’insediamento a Downing Street, a Papa Giovanni Paolo II nella storica Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi; da Madre Teresa di Calcutta nelle sue opere di carità, a Desmond Tutu nelle invocazioni per la riconciliazione, fino a esponenti della politica americana come Bill Clinton, Nancy Pelosi, John Boehner e Joe Biden.
“Dove c’è discordia, portiamo armonia; dove c’è errore, portiamo verità; dove c’è disperazione, portiamo speranza”: anche se non di sua mano, la preghiera attribuita a Francesco racchiude il cuore del suo messaggio.
Il Santo di Assisi ha lasciato un’impronta indelebile anche nella cultura italiana. Nel Natale del 1223 a Greccio, diede vita al primo presepe vivente della storia: un gesto che ha unito fede, popolo e arte, dando origine a una delle tradizioni più sentite e diffuse nel mondo.
Il voto del Parlamento restituisce al Paese una giornata che appartiene alla sua storia più profonda. Una scelta che, nel tempo degli estremismi e delle divisioni, si propone di riaffermare i valori di pace, fraternità e identità condivisa.
L’Italia, attraverso questa legge, si propone come mediatrice nel mondo, una Nazione capace di coniugare radici e futuro, identità e dialogo, nel solco del lavoro diplomatico portato avanti anche all’interno dell’Unione Interparlamentare.
Con il ritorno della festa di San Francesco, l’Italia non solo riscopre se stessa, ma si propone come faro di civiltà in un tempo che ne ha più che mai bisogno.
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