Merano: 46.225 firme per le dimissioni della sindaca Zeller, consegnata la petizione

Le 46.225 firme raccolte dalla petizione online con quale se ne chiedevano dimissioni, sono state consegnate a Katharina Zeller neo sindaco di Merano.

I fatti che l’hanno vista coinvolta, hanno assunto una risonanza nazionale perché il suo rifiuto di indossare la fascia tricolore simbolo dei primi cittadini italiani ha causato scalpore. In particolare l’atteggiamento di sdegnato rifiuto è stato da molti interpretato come un possibile vilipendio alla  bandiera italiana.

Di certo quello della Zeller  è stato un messaggio politico molto chiaro che ha avuto quella risonanza che si andava cercando.

Resta la curiosità se l’invio resterà “lettera morta” oppure se il promotore Marco Zorzi riceverà una risposta. 

Ora quelle firme sono arrivate alla sindaca Katharina Zeller mediante una Pec della quale riportiamo il testo integrale. “ Gent.ma Sindaca, mi pregio di inviarle a nome di ben 46.225 persone, la lista dei firmatari che alle 15.30 di oggi, lunedì 2 giugno 2025, avevano sottoscritto la petizione da me promossa e lanciata sulla piattaforma change.org avente per titolo “Dimissioni per la neosindaca Katharina Zeller: la fascia tricolore non è un optional!”. Lo faccio volutamente oggi, festa della Repubblica e di tutti gli italiani: spero anche sua!

Il video, diffuso a mezzo stampa da molte testate, che la vede rifiutare la fascia tricolore, mi ha doppiamente ferito e disturbato: non conosco il suo percorso politico, né mi interessa la sua appartenenza, ma ammetto che vedere delle persone giovani arrivare a ruoli di rappresentanza, mi fa sempre ben sperare sul futuro che ci attende. Per questo forse, ancor più, il suo gesto che rimanda ad un passato fatto di divisioni e di differenze, mi è sembrato antitetico ad ogni valore che possa parlare al cuore di ragazzi e ragazze ispirando in loro valori di unità e cambiamento reali.

Svincolato da logiche passate e da sofferenze diverse eppure comuni che devono essere memoria senza divenire pregiudizio. Mi perdonerà se quanto poi accampato in termini di spiegazioni, ipotizzando prevaricazioni o atteggiamenti ostili e di provocazione da parte del suo predecessore, ha avuto tanto il sapore dell’arrampicata sugli specchi: da sindaca, poteva benissimo prendere la fascia, indossarla e chiedere garbatamente all’ex primo cittadino di fare da sé stessa.

Avrà notato che invece il suo atto di rifiuto, ha scatenato opposte tifoserie con vari esponenti di un mondo che ancora rivendica indipendenza da un’Italia raccontata come spregiudicata e oppressiva, pronti a correrle appresso per ergerla a paladina. Eppure lei converrà che l’Alto Adige rappresenta a livello mondiale un esempio più che riuscito di autonomia speciale, frutto di decenni di dialogo intelligente e non certo facile: un percorso virtuoso che non andrebbe sminuito né squalificato a mera convenienza.

Vede, nessuno le chiede di dichiarare amore incondizionato o esibirsi in manifestazioni di patriottismo esasperato: qui si tratta di rispetto verso un ruolo che consapevolmente lei ha assunto candidandosi prima e vincendo poi, una competizione elettorale che la porta ora alla responsabilità di sindaca di una città altoatesina e italiana. Poteva scegliere di fare l’attivista di parte: ha scelto di rappresentare lo Stato di fronte ai suoi cittadini. Tutti.

La prima linea di quell’Italia che merita più di uno sforzo controvoglia a favore di stampa. Non dimentichi che i giovani la guardano e la storia la giudica. Apra la sua mente, racconti la bellezza della sua terra e vada oltre. Contribuisca ad essere esempio luminoso: quella fascia, la bandiera che sventola fuori dal suo ufficio, non sono simboli di una parte: sono i colori più belli di un insieme. 

P.S: 650 firmatari risiedono nel suo Comune!  Con fiducia, Marco Zorzi