Italia & Estero
Mille errori giudiziari ogni anno in Italia, una fiducia verso la magistratura che traballa
È all’esame della Commissione Giustizia della Camera la proposta di legge C. 1657, d’iniziativa dell’onorevole Bisa e Altri, recante “Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari”. Come si legge nella Relazione di accompagnamento, ben quaranta anni fa – il 17 giugno 1983 – veniva sottoposto ingiustamente alla misura della custodia cautelare in carcere Enzo Tortora, simbolo di tutte le vittime degli errori giudiziari.
Da allora è cambiato ben poco. Ancora oggi troppi innocenti finiscono in carcere: in media 1.000 ogni anno, quasi tre al giorno, oltre 26.000 negli ultimi venticinque anni.
Lo Stato ha già speso in risarcimenti più di 740 milioni di euro e il conto prosegue al ritmo di 81.000 euro al giorno.
La presente proposta di legge intende dare dignità e riconoscimento, seppur in modo simbolico, ai protagonisti di storie strazianti, a innocenti accusati dei reati più diversi e tremendi sulla base di prove inesistenti o senza fondamento.
Detto questo vanno fatte alcune riflessioni in piena serenità. Chiunque commette un errore causando danni a terzi perde credibilità professionale e fiducia e spesso anche il cliente.
Questo principio si applica a tutte le categorie professionali e imprenditoriali, ma non alla magistratura, dove chi giudica è designato per legge, in qualità di giudice naturale, come stabilito dalla Costituzione.
La sorte però può giocare un ruolo importante: si può avere fortuna o meno, per chi alla dea bendata crede ancora. È celebre l’episodio in cui, durante un interrogatorio, uno dei procuratori di Napoli augurò «Buona fortuna» a Enzo Tortora, arrestato il 23 giugno 1983. Tortora rimase sconcertato, come se la giustizia fosse un gioco di probabilità, affidato al caso, simile a un’estrazione del Lotto.
Come riportato in apertura di articolo in Italia si registrano circa mille errori giudiziari all’anno. Chiariamo: sarebbe grave anche uno solo, perché meglio un criminale libero che un innocente in galera.
Questo dato, però, rappresenta solo una piccola parte del problema, poiché non tutte le vittime della giustizia decidono di chiedere risarcimento, evitando così di entrare nelle statistiche.
Spesso, chi ha subito la perdita della libertà, della reputazione e della credibilità preferisce non tornare nel sistema giudiziario per ottenere riparazione. Molti scelgono di allontanarsi, cercando di dimenticare un’esperienza traumatica che ha lasciato segni profondi, sia nel corpo che nell’anima. Altri decidono la strada dell’oblio per evitare ancora la gogna dei media.
La proposta, che diventerebbe legge, depositata in Commissione Giustizia a Montecitorio è stata respinta dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, con la motivazione che potrebbe minare la fiducia pubblica nel sistema giudiziario.
Questo rifiuto si aggiunge a un lungo elenco di opposizioni giustificate, in passato, con la necessità di difendere l’autonomia della magistratura, e oggi, con la tutela della credibilità del sistema.
La fiducia dei cittadini nella magistratura purtroppo è già profondamente scossa, come dimostrano i dati: il consenso è passato dal 70% al 40%.
La proposta di una giornata per ricordare le vittime sembra essere respinta con fermezza per preservare un’immagine di potere, quasi fosse una questione di prestigio intoccabile. Eppure, la magistratura, come recita la Costituzione, è un ordine, un concetto che merita rispetto e riflessione, non il rifiuto di confrontarsi con le sue ombre.
A cura di Roberto Conci – Direttore editoriale
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