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Politica

”Pensa come vuoi, ma pensa come noi”: dopo Boldrini, manifesti orwelliani a Bolzano con il premier Conte

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Invettiva contro il pensiero unico dominante, parte seconda. Dopo le immagini di Laura Boldrini affisse in molte città, ecco apparire sui muri (e sui bidoni dell’immondizia) di Bolzano e della Bassa Atesina “Giuseppi” Conte in versione orwelliana.

Di nuovo nel capoluogo, come anche a Trento e in tutta Italia, riproduzioni affisse abusivamente che portano la scritta “Pensa come vuoi, ma pensa come noi“. L’intento dello slogan è chiaramente quello di attaccare con ironia la dittatura del globalismo ideologico oppressivo.

Alla prima tornata, in piccolo, sui manifesti era riportata una frase pronunciata qualche anno fa dalla contestata deputata Boldrini: “Gli immigrati ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso tra tutti noi”, con un occhio massonico e la scritta “Ministero della Verità“.

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“Serve un lessico più consono, una neolingua mite, rispettosa. E’ un progetto politico di ampia portata”, è la frase pronunciata invece dal premier alla Camera nel corso delle dichiarazioni programmatiche sulla fiducia al governo M5S-Pd, presa di mira questa volta dagli anonimi contestatori.

Un discorso che ha presagito l’ondata di censure, commissioni anti odio, allarmismi, fake news per colpire coloro che evidentemente non si allineano al “nuovo verbo”.

Nessuno, come detto, ha ancora rivendicato l’azione, nessun simbolo politico viene riportato sui manifesti a parte la scritta “Ministero della verità” e la raffigurazione dell’occhio “che tutto vede”: si tratta dell’occhio del Grande Fratello orwelliano, uno dei quattro Dicasteri che governano lo Stato immaginario di Oceania nel celeberrimo romanzo 1984 di George Orwell, che domina appunto sull’informazione e governa la propaganda.

Il quotidiano Repubblica, invece, aveva già bollato i cartelloni come “manifesti razzisti”, mentre qualcun altro, nel caso della Boldrini, ha parlato di sessismo.

A finire sulle cronache nazionali, nel sito de il Giornale, per l’ennesimo selfie scattato davanti ai manifesti incriminati, era stato ancora una volta il consigliere comunale bolzanino Andrea Bonazza, che in un post su Twitter (da mesi Bonazza è stato completamente eliminato da Facebook) si lamentava ironicamente del “faccione della Boldrini di prima mattina”.

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