Processo Open Arms, Matteo Salvini assolto: «Vince la Lega, vince il buonsenso, vince l’Italia»

Opinione pubblica con il fiato sospeso, l’Italia attendeva con interesse e apprensione la sentenza del procedimento giudiziario che vedeva come imputato l’ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Alle ore 19.30 dopo quasi otto ore di camera di consiglio è arrivata sentenza che ha visto i giudici spaccati tra “colpevolisti” e “innocentisti”. 

Alla fine, alle 19.45 Matteo Salvini è stato assolto per non aver commesso il fatto. «Assolto per aver fermato l’immigrazione di massa e difeso il mio Paese. Vince la Lega, vince il buonsenso, vince l’Italia» – queste le prime parole di Salvini dopo la lettura della sentenza.

L’accusa era rappresentata in aula dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dai pm Gery Ferrara e Giorgia Righi che, lo scorso 14 settembre, al termine della requisitoria, avevano chiesto la condanna di Salvini a 6 anni di reclusione.

Al processo si erano costituti parte civile alcuni dei profughi trattenuti a bordo della nave catalana e tra gli altri Legambiente, Arci, l’associazione AccoglieRete, Giuristi Democratici, il Ciss, Mediterranea Saving Humans, Cittadinanza Attiva, Oscar Camps, direttore della ong Open Arms, il comandante della nave a cui fu impedito l’attracco, Reig Creus, e il capo missione Anna Isabel Montes, il Comune di Barcellona, l’associazione Emergency e Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione). Rimarranno tutte a bocca asciutta. 

I legali delle parti civili avevano chiesto complessivamente la condanna dell’imputato al pagamento di un milione di euro a titolo di risarcimento del danno. Il dibattimento era cominciato il 15 settembre del 2021. Sono state celebrate 24 udienze e sentiti 45 testimoni. Il leader leghista è difeso dall’avvocato Giulia Bongiorno che aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito “perché il fatto non sussiste”.  

Al centro del procedimento vi era la presunta responsabilità di Salvini nel blocco di navi con migranti a bordo, operato nel periodo in cui ricopriva l’incarico di Ministro dell’Interno. L’accusa ipotizzava il reato di sequestro di persona e abuso di potere, sostenendo che tale condotta aveva costretto uomini, donne e bambini a restare in mare più a lungo di quanto fosse necessario, in violazione di norme nazionali ed internazionali.

La difesa, d’altro canto, ribadisce che le azioni di Salvini rientravano pienamente nel mandato ministeriale di controllo delle frontiere e di difesa dell’interesse nazionale, e che non vi è stato alcun intento di ledere i diritti fondamentali dei migranti, ma solo l’obiettivo di costringere l’Unione Europea a farsi carico del problema della redistribuzione.

La vicenda ha inevitabilmente assunto un significato politico più ampio. La sentenza non è soltanto una questione giudiziaria, ma un momento che molti osservatori interpretano come un giudizio sull’intera stagione politica nella quale Salvini ha influenzato in modo determinante il dibattito sull’immigrazione.

Sui social e nelle piazze si sono moltiplicate opinioni divergenti negli ultimi giorni: da una parte i sostenitori del leader della Lega, che considerano il processo un attacco politico e un tentativo di criminalizzare una politica di rigore sull’immigrazione; dall’altra gli oppositori, che vedono nell’eventuale condanna un segnale di difesa dei valori umani e dell’ordinamento giuridico.