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Sinner è tornato e infiamma Roma: 104 giorni dopo il caso doping, batte Navone e fa impazzire il foro!

È tornato. E lo ha fatto da numero uno. Jannik Sinner ha scelto il palcoscenico più prestigioso del tennis italiano per interrompere un’assenza lunga 104 giorni: il Centrale del Foro Italico, gremito fino all’ultimo posto, ha accolto il rientro del campione altoatesino con un’ovazione degna dei più grandi. Sul campo, ad attenderlo, c’era l’argentino Mariano Navone, avversario tutt’altro che arrendevole. Ma dopo due set combattuti, il punteggio ha fatto chiarezza: 6-3 6-4 per Sinner, che torna a vincere e lo fa con il cuore, la testa e una racchetta che, nonostante la ruggine, sa ancora incantare.
Non era la versione scintillante del Sinner visto a Melbourne, dove aveva sollevato il trofeo degli Australian Open, e non poteva esserlo dopo tre mesi lontano dal circuito. Ma c’era tutto il suo spirito combattivo, quella capacità di colpire nei momenti cruciali, di alzare il livello quando serve. E tanto è bastato per archiviare il primo impegno agli Internazionali d’Italia. “Ho dato tutto quello che avevo. Sono contento perché ho aspettato tanto, è difficile avere riscontri quando mancano le partite”, ha dichiarato a fine match.
Il ritorno sul rosso non era scontato: Sinner non giocava sulla terra da 337 giorni, ovvero dalla semifinale del Roland Garros persa contro Alcaraz. E la terra non è certo la sua superficie preferita. Ma la risposta del corpo e della mente c’è stata, e il pubblico romano ha fatto il resto. “È stato incredibile, mi ha dato la forza di continuare anche nei momenti difficili”, ha ammesso, visibilmente emozionato.
La partita è stata un viaggio tra tensioni, scintille e momenti di brillantezza. L’inizio è stato contratto, con qualche errore di troppo e l’impazienza tipica di chi ha fame di campo. Navone, numero 99 del mondo ma con un passato nei primi 30, ha fatto il suo dovere: non si è prestato al ruolo di vittima sacrificale e ha costretto Jannik a sudare ogni punto. Ma proprio nei frangenti più delicati, Sinner ha tirato fuori il meglio: un break nel primo set, un altro nel secondo, e la capacità di reagire quando l’argentino aveva provato il controbreak del 4-4.
Il pubblico ha fatto la differenza. Ogni cambio campo era accompagnato da cori da stadio, le tribune un tripudio di cappellini arancione. L’intesa tra il “cucciolo”, come lo chiamano con affetto dai gradoni, e i tifosi è tornata a brillare. Il rovescio lungolinea che ha infiammato il primo set è stato il simbolo di questa ritrovata armonia.
Ora lo attende Jesper De Jong, olandese classe 2000, numero 93 del ranking, che al secondo turno ha demolito Davidovich Fokina con un secco 6-0 6-2. Un altro test sulla strada del ritorno, ma con un Sinner così, Roma può sperare di sognare ancora.
“Ci sono stati alti e bassi, ma è normale. La cosa migliore è che ho giocato con l’atteggiamento giusto”, ha sottolineato Sinner. E in fondo, per uno che torna dopo mesi, l’attitudine conta più del punteggio. Il talento non se n’è mai andato. Bentornato Jannik.
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