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La fase 2 delle mamme imprenditrici, Bonaldi: “Che dolore il nuovo distacco dai figli”

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Ripartire dopo il lockdown? Non so se sia più difficile farlo da imprenditrice o da mamma”.

Elena Bonaldi è titolare della gioielleria “Bonaldi”, presidente del centro commerciale naturale “Four You”, vicepresidente di “Confesercenti” ma anche, e soprattutto, mamma del piccolo Alexander.

Le madri che lavorano in negozio o conducono un’attività si abituano presto, loro malgrado, a passare diverse ore al giorno lontano dai figli ma le settimane di chiusura totale hanno rovesciato totalmente questo scenario abituale. Adesso, dunque, è arrivato il momento di tornare ad una parziale normalità con il distacco di diverse ore imposte dall’asilo in Fase 2.



E’ stata una scelta obbligata perché io e mio marito lavoriamo e non abbiamo nessuno a Bolzano che possa tenerci Alexander. La mattina, quindi, frequenta il cosiddetto servizio d’emergenza della scuola d’infanzia Airone in via Aosta”.

Iscriverlo non è stato semplice. “E’ stata un po’ una montagna russa, lo ammetto, perché siamo passati attraverso diversi passaggi burocratici. Oltretutto l’Airone non è la scuola d’infanzia che frequenta Alexander quindi ha dovuto cambiare insegnanti e compagni. Ero ansiosa, forse più per il senso di colpa di non poterlo più tenere a casa con noi. In realtà appena hanno aperto i cancelli della scuola lui è stato molto felice: si è fatto misurare la febbre con il termoscanner, ha sorriso ed è andato. Zero problemi. A volte siamo più noi genitori a crearci delle angosce ma penso sia normale. Poter svolgere mezza giornata di lavoro in serenità, comunque, è un grande aiuto”.

C’è, tuttavia, l’aspetto emotivo. “Il distacco è davvero terribile. Quando è scattato il lockdown da imprenditrice sono piombata nel panico e probabilmente ho trasmesso questo nervosismo a mio figlio. C’è stata tensione in casa per due settimane. Dopo, però, è stato come un regalo, anche se è un termine un po’ forzato. Per la prima volta mi sono goduta mio figlio, l’ho visto crescere e fare cambiamenti.

Ci siamo conosciuti meglio rispetto a quando lo vedevo qualche ora alla sera. Tutto questo, ovviamente, ha reso il distacco di adesso ancora più duro: il primo giorno avevo le lacrime agli occhi. Lui non vedeva l’ora di iniziare, chiaro, ma fa parte del gioco”.

Questo spaccato temporale apre, inevitabilmente, riflessioni sulla conciliabilità tra lavoro e famiglia per una donna titolare di impresa. Argomento spesso affrontato nella teoria politica e meno nella pratica concreta.

E’ molto faticoso da tanti punti di vista. Viviamo ancora in un mondo che rende tutto questo complicato e difficile. L’aspetto più critico è quello di perdere molti passaggi importanti della crescita di tuo figlio per colpa della distanza. Va anche detto, al contrario, che il tempo che passi con lui è di grande qualità perché tendi a dedicartici completamente. Sperando sia sufficiente”.

Quella di Bonaldi è anche una storia di famiglia che si tramanda. “Mio figlio è nato sapendo che la mamma stava in negozio. E’ stato lo stesso per me quando ero bimba. In parte mi emoziona sapere di aver vissuto la stessa sua situazione e le stesse sue emozioni. Conoscerle. Ricordo, per esempio, che mamma mi mancava tantissimo e la chiamavo al telefono per dirglielo: oggi capisco quanto potessi farla soffrire e mi dispiace. Anche lei, comunque, con me e le mie sorelle quando c’era era presente con tutta se stessa. Al cento per cento”.

Con un ruolo di rappresentanza Bonaldi ha anche l’opportunità di confrontarsi con altre mamme nella sua situazione. Colleghe nella vita e nel lavoro.

Sono tra le poche madri negozianti, in realtà, con bimbi così piccoli però l’età è relativa perché il senso di colpa latente arriva comunque. A qualsiasi età. E’ dura, ce lo diciamo e ci confrontiamo. Dobbiamo, però, anche essere oneste perché questa è la vita che ci siamo scelte e lo abbiamo sempre saputo”.

Questo periodo, tuttavia, potrebbe trasformare molte ripartenze in novità che possano migliorare la vita sociale del domani. Anche per le mamme imprenditrici.

Credo che un vero aiuto per tutte noi possa essere l’organizzazione di una scuola dell’infanzia con orari più flessibili. Non sempre possiamo calibrare perfettamente i carichi di lavoro e, talvolta, capita di avere del tempo libero inatteso o viceversa. Potrebbe essere valorizzato. L’idea di andare a prendere il proprio bambino presso una struttura per poi riportarlo senza troppi vincoli d’orario sarebbe già un passo molto significativo. Ci regalerebbe ore preziose con loro”.

 

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