Società
Pentecoste: la Chiesa che parla tutte le lingue
La Chiesa deve parlare tutte le lingue e deve far incontrare le persone oltre tutte le frontiere: celebrando oggi (31 maggio) a Bressanone, il vescovo Ivo Muser ha ripreso l’immagine della Pentecoste in antitesi alla Babele. In un momenti difficile per tutti, ha detto il vescovo “la società ha bisogno di questa testimonianza di coerenza tra fede e vita“.
La Pentecoste è molto più che un fine settimana prolugato: è la festa della comprensione e comunione, rende l’umanità capace di una nuova comunicazione e si contrappone al caos e agli egoismi personali di Babele, dove gli uomini dimenticano il bene comune: celebrando la Pentecoste nel duomo di Bressanone, il vescovo Ivo Muser ha sottolineato l’attualità di queste immagini bibliche.
“Se non sappiamo più parlare tra di noi – ha detto – se non sappiamo più capirci, allora ha vinto la Babele. Tra di noi aumenteranno la solitudine, l’incomprensione, l‘emarginazione. Slogan come ‘prima noi‘ e atteggiamenti da ‘noi siamo i migliori‘ sono allo stesso tempo seducenti e distruttivi“.
La Pentecoste invece, ha aggiunto Muser, è il grande movimento contrario, “è la nascita della Chiesa, che partì da Gerusalemme per andare verso tutti i popoli e le culture. Un risveglio in tutto il mondo. Gli uomini si ascoltavano l’un l’altro e si capivano, malgrado lingue diverse. Perchè lo spirito di Gesù tocca i cuori, supera barriere e confini.“
Grazie alla Pentecoste, sin dalle origini la Chiesa si batte per questo stare assieme in tutto il mondo, ha ricordato il vescovo: “Questo insieme che unisce non è mai stato semplice, mai perfetto, neanche oggi. Ma la Chiesa smette di essere Chiesa di Gesù Cristo se comincia a pensare e agire in modo nazionalistico, ristretto, esclusivo. Per dirla ancora una volta con l’immagine di Pentecoste: la Chiesa deve conoscere e parlare tutte le lingue. Deve collegare e far incontrare le persone oltre tutte le frontiere“.
La Pentecoste ci chiama quindi ad impegnarci, ha aggiunto monsignor Muser, “per costruire una comunità aperta, in cui creare speranza e trovare strade per dare un futuro nella famiglia, nel lavoro, nell’economia, nell’accoglienza, nella tutela del creato. Tanto più in una fase storica complicata come questa. Oggi la società ha bisogno di questa testimonianza di coerenza tra fede e vita“.
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