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Addio ad Alessandra Dardengo. Tre anni di lotta per la vita, il dolore immenso della sua perdita

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E’ venuta a mancare la sera del 30 aprile Alessandra Dardengo, nel giorno del suo cinquantacinquesimo compleanno. Quasi tre anni di lotta, appesi al filo della speranza di un domani che portasse un finale migliore. Ieri intorno alle 19 invece, la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire. Alessandra non ce l’ha fatta. 

Dipendente provinciale conosciuta e apprezzata e moglie dell’ex consigliere comunale di CasaPound Maurizio Puglisi Ghizzi, da quasi 36 mesi era ricoverata in stato di coma vegetativo nella struttura Firmian di Bolzano, dopo il dramma dell’emorragia cerebrale che l’aveva colpita a settembre del 2018. A dare l’annuncio, nella serata di ieri, proprio Puglisi Ghizzi, affidando a parole profonde e toccanti, come del resto aveva sempre fatto negli ultimi mesi, la notizia della scomparsa non solo di una moglie e di una madre speciale, ma anche di una compagna di vita insostituibile.

Non so dove è finita la mia stella. Ma so che se smetto di cercarla, per me finisce il cielo. 30 aprile 1966 – 2021. Oggi Alessandra ci ha lasciato, spero trovi il cielo azzurro come i suoi occhi“. E se è vero che le parole non restituiscono mai l’essenza autentica di un dolore nei fatti irraccontabile, quelle pubblicate dall’ex consigliere riescono a toccare profondità insondabili. E dicono di più.



Settembre 2018. Durante un lungo viaggio in macchina dalla Germania per fare ritorno a Bolzano, Alessandra comincia ad avvertire i primi segnali di malessere. Forse solo stanchezza, quel dolore alla testa che però non accenna a diminuire, in un’escalation che la porterà prima alla perdita di coscienza e poi al trasferimento d’urgenza in ospedale. Più di uno. Da allora è stato un susseguirsi di dolorosi alti e bassi tra speranze disattese e le mille ipotesi sulla possibile guarigione. I numerosi interventi chirurgici per riaccuffare anche solo un millimetro della salute di un tempo.

E ancora le cure, l’amore di chi è sempre stato al suo fianco. Almeno fino a quando ha potuto e fino al momento in cui la scure impietosa dell’emergenza sanitaria non ha posto un velo invisibile tra lei e gli affetti più cari. Ecco allora l’inizio delle battaglie per i diritti della lungodegenza portate avanti con coraggio dalla famiglia per il disagio delle chiusure.

Storie di angeli prigionieri nella solitudine delle Rsa e non solo. Maurizio e Alessandra, Massimiliano e Silvia: uno squarcio improvviso quella separazione in una vita, la loro, già piombata in un incubo senza fine.

Cinque mesi – scriveva solo poco tempo fa Puglisi Ghizzi – cinque mesi che non possiamo vedere i nostri cari ricoverati alla ‘Lungodegenti Firmian‘, perchè? Un anno fa allo scoppio della pandemia la struttura venne chiusa – giustamente – alle visite che ripresero in estate, comunque contingentate: 15 minuti due volte alla settimana una persona – parente stretto – per volta. Tre mesi di questo protocollo ed a fine settembre chiusura totale nuovamente fino ad oggi ancora chiusi. Nessuna possibile data di riapertura seppur minima, una lontananza straziante dalle persone che amiamo con le quali, viste le loro patologie non possiamo certo interagire attraverso una videochiamata ogni tanto“.

Da uomo e da politico da sempre instancabile difensore dei diritti, l’ex candidato sindaco per CasaPound si era fatto portavoce delle istanze e delle difficili dinamiche che da un anno attraversano i parenti dei lungodegenti ricoverati nelle strutture cittadine. Non solo la sua storia e quella dei suoi figli ma di 60 famiglie in lotta per l’abolizione della famigerata (e incostituzionale) ‘quota alberghiera’, conclusasi con una vittoria di giustizia sociale. “Una lotta che tanto è costata non solo in termini morali, ma anche di impegno nell’inseguire con determinazione un sistema burocratizzato che in Alto Adige aveva portato ad una forte ed ingiusta penalizzazione dei familiari dei lungodegenti “, aveva sottolineato Ghizzi.

Una battaglia vinta anche per lei, anche se oggi lei non c’è più ed è volata via, alla fine di un calvario inenarrabile. Ora Alessandra ha chiuso gli occhi, ma non ha smesso di vegliare.

Se potessi prenderei il tuo posto ora, solo per avere da te ancora un sorriso e qualche parola. Ti prego amore non mollare, non mollare mai“. E’ ciò che le scrisse il suo Maurizio poco più di quindici giorni fa, in un messaggio affidato al cielo. E forse è quello che oggi lei direbbe a chi è rimasto solo, su questa terra, nel dolore immenso della sua perdita.

O almeno è così che a noi piace immaginare quel dialogo eterno ed immenso tra chi, nonostante la morte, non è capace di lasciarsi mai. Sempre un arrivederci, e mai un addio. Ciao Alessandra.

Sotto, Maurizio Puglisi Ghizzi con la moglie Alessandra Dardengo

 

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