Alto Adige
Abusi: progetto diocesano per elaborare e prevenire
I vari step del progetto diocesano “Il coraggio di guardare” per elaborare e prevenire abusi e altre forme di violenza sono stati illustrati oggi (17 novembre) a Bolzano nel convegno annuale della Chiesa altoatesina. In primo piano l’ascolto delle persone che hanno subìto abusi e altre forme di violenza, poi il lavoro con due studi legali.
Il tradizionale convegno di novembre organizzato dal Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili è stato dedicato quest’anno all’avvio del progetto diocesano “Il coraggio di guardare“.
Nel Centro pastorale a Bolzano sono state approfondite le prospettive di attuazione del percorso che si basa su tre fasi per affrontare gli abusi e le forme di violenza: chiarire, elaborare, prevenire. Il progetto si estende fino a giugno 2026, sviluppato in collaborazione con l’Istituto di antropologia della Pontificia Università Gregoriana.
“Con questo convegno la nostra diocesi lancia un chiaro segnale: affrontare i casi di abuso è uno dei compiti prioritari e pastorali della Chiesa. Come diocesi, continuiamo a sforzarci di assolvere questo compito con grande responsabilità”, ha detto il vescovo Ivo Muser in apertura. Si tratta, ha precisato monsignor Muser, “di un cambiamento di mentalità di tipo culturale e strutturale. Ciò che è richiesto e incoraggiato è un atteggiamento cristiano consapevole e interiorizzato, che garantisca che la Chiesa sia in tutti i suoi ambiti un luogo sicuro per i minori e le persone vulnerabili.”
Al vescovo sta a cuore in primo luogo “che il maggior numero possibile di persone sia coinvolto in tutte le fasi necessarie. Sono abbastanza realista da rendermi conto che questo progetto incontrerà anche incertezze, preoccupazioni e riserve. Queste, insieme all’invito a guardare con coraggio e ad imparare dagli errori commessi, devono essere prese in seria considerazione.”
Il vescovo ha poi ampliato il discorso a tutta la società, “che è chiamata a tornare ai suoi valori di base, in modo da garantire concretamente i diritti fondamentali a tutte le persone, soprattutto ai bambini e ai giovani. È qui che la Chiesa e la società possono entrare in un nuovo dialogo, un dialogo così importante in questo ambito, soprattutto per le persone colpite.”
Il concetto dell’elaborazione dei casi parte da una visione per il futuro: la diocesi come luogo sicuro per i minori e le persone bisognose di tutela. Don Gottfried Ugolini, che presiede il gruppo direttivo incaricato del lavoro preparatorio, ha definito le caratteristiche centrali del progetto diocesano: “L’ascolto dalla prospettiva delle persone coinvolte, l’indipendenza delle indagini, un approccio trasparente, la considerazione delle particolarità linguistiche e culturali del nostro territorio”.
Al convegno tre vittime di abusi hanno raccontato esperienze, preoccupazioni e desideri. Richard Kick, oggi presidente del Comitato consultivo delle vittime dell’arcidiocesi di Monaco, ha sottolineato l’importanza di ascoltare le persone colpite, di prenderle sul serio e di coinvolgerle come esperti nel processo di elaborazione.
“I sopravvissuti devono essere considerati nel loro essere persone. Le ferite restano ferite“, ha detto nella sua testimonianza Roland Angerer di Stilves, che fa parte del gruppo direttivo insediato dal vescovo per accompagnare il progetto.
Alla diocesi ha chiesto di adottare un approccio ai casi che sia coraggioso e coerente e di attuare il progetto con forza e perseveranza, anche di fronte ai venti contrari. La terza persona colpita, Anna, è intervenuta solo in voce chiedendo un cambiamento nella Chiesa e nel modo in cui si rapporta con le persone ferite.
Il progetto triennale “Il coraggio di guardare” ha come primo passo l’esame degli archivi diocesani. Questa verifica sarà svolta sotto la guida del rinomato studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera in collaborazione con lo studio legale Kofler-Baumgartner-Kirchler & Partner di Brunico.
Su queste basi verranno raccolte informazioni sui casi di abuso tramite la compilazione di questionari e saranno intervistati testimoni dei fatti. I risultati verranno pubblicati e costituiranno la base per il lavoro di elaborazione e prevenzione.
Al convegno hanno partecipato circa 80 persone provenienti da organizzazioni ecclesiali e non, rappresentanti delle istituzioni, di magistratura e forze dell’ordine, a conferma che il problema degli abusi è un fenomeno sociale che riguarda non solo la Chiesa ma anche la società altoatesina nei diversi ambiti. Le informazioni sul progetto “Il coraggio di guardare” sono disponibili sulla homepage della diocesi al link www.bz-bx.net/it/coraggio-di-guardare.
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