Alto Adige
«Invalsi? Non un test affidabile per valutare i docenti»
I dati Invalsi, come spesso accade, si sono presi la scena della cronaca nazionale e locale. L’uso di questi test come unica bussola di valutazione, tuttavia, deve essere cauto. A ricordarlo è il sindacato della Uil Scuola con il suo segretario Marco Pugliese. «Troppo spesso gli Invalsi vengono scelti come indicatori per determinare la qualità del lavoro dei docenti ma è errato. A livello locale, per esempio, non vi è uniformità tra i test effettuati alla scuola italiana rispetto a quelli della scuola ladina e tedesca.» Non è l’unico aspetto peculiare dell’Alto Adige. «Va tenuto conto che abbiamo molte meno ore frontali rispetto ad altre realtà per le tante ore di seconda lingua ma anche per i molteplici progetti che vengono portati avanti.»
Tra gli aspetti confortanti dei dati, tuttavia, è emerso una sostanziale ripresa dei nostri ragazzi alle scuole superiori. «È improprio parlare di ripresa perché si tratta di una maturazione di quanto imparato anche nei cicli precedenti. Uno degli errori più frequenti nell’approccio agli Invalsi è proprio quello di considerarli un metro di nozionismo fine a se stesso ma non è così. Non ci dicono quante cose sa uno studente ma in che modo sa usare le sue competenze per affrontare diverse problematiche. Non è solo una mera valutazione di competenza disciplinare.»
C’è spazio, dunque, anche per una valutazione tecnica dell’Invalsi da parte di Pugliese. «E’ un test con un approccio molto anglosassone molto lontano dalla cultura della scuola italiana che ha radici profondissime. Rinascimentali. C’è stata poi un’elaborazione filosofica con Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Tralasciando le visioni scolastiche di Montessori o Don Milani che sono difficilmente applicabili a questa rilevazione. Questo per dire che, proprio dal punto di vista semantico, i dati Invalsi vanno presi per quello che sono: metodi che funzionano solo all’interno di una specifica contestualizzazione. Anche se poi confluiscono nelle rilevazioni Ocse è concettualmente sbagliato affermare che i ragazzi vadano bene o male in matematica o in italiano in base ai test Invalsi. Men che meno trasferire tutto questo a una valutazione sui docenti.»
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