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Benessere e Salute

Dormire e sognare al tempo del Coronavirus

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Fantasie oniriche piacevoli e fantastiche, sogni di volare, di fare all’amore, di stare nella natura. Ma anche incubi, terrore di denti che si sbriciolano, panico di cadere improvvisamente nel vuoto, lamenti di cari deceduti. Sono in tanti dall’inizio della pandemia a riferire di un incremento nella quantità di sogni vividi e bizzarri. Ma perché succede?

Neurologia, psicologia e in particolare la psicofisiologia del sonno e del sogno hanno elaborato in merito diverse ipotesi interpretative.

La prima sostiene che in condizioni di prolungata e generale riduzione delle attività dovuta alla quarantena e all’isolamento sociale le persone tendano a dormire più del solito. Considerato quindi che i sogni compaiono durante la fase R.E.M. (rapid eye movement) del sonno, una fase che si verifica in maniera sufficientemente stabile e profonda soprattutto durante le ultime ore del sonno, e osservato che periodi di sonno più lunghi prolungano giocoforza anche la durata dei cicli REM, si sarebbe portati a pensare che sia questa la causa dell’aumento di ricchezza e vividezza dei sogni.



D’altro canto però, in tempo di pandemia molte persone lamentano invece di essere più irrequiete e quindi di dormire meno e peggio del solito. Secondo altre ipotesi interpretative sarebbero quindi proprio queste sensazioni di paura, derealizzazione e disorientamento collegate alla pandemia che, reinterpretate dal linguaggio dell’inconscio e declinate in base all’esperienza personale, vanno a impattare su intensità e bizzarria dei sogni.

Infatti, quando accade qualcosa di fuori dal comune come nel caso di una pandemia, il nostro cervello tende ad elaborare l’esperienza anche attraverso il sogno. Pare infatti che il sonno e l’attività onirica siano di notevole importanza nell’elaborazione delle emozioni e nella codifica e costruzione dei ricordi, garantendo anche attraverso il recupero fisiologico un valido benessere psichico.

Non è un caso infatti che alterazioni più o meno pesanti del ritmo sonno veglia siano spesso tra i primi indicatori dello sviluppo di quadri psicopatologici. Questo è particolarmente vero nel caso dei risvolti psichici collegati ad eventi traumatici o stressanti. Ricerche condotte sulla salute psichica dei sopravvissuti ad eventi catastrofici su vasta scala hanno rilevato forti correlazioni tra incubi, disturbi del sonno e coinvolgimento o vicinanza ai luoghi delle tragedie.

Considerato quindi l’impatto che i risvolti traumatici della pandemia in corso stanno evidenziando sul sonno delle persone rimane utile e importante l’individuazione di alcune strategie che possono aiutare a contrastarlo. 

Per facilitare il sonno in maniera naturale cercate di disporre di uno spazio per dormire che vi faccia sentire al sicuro e confortevoli. Cercate di andare a dormire e di svegliarvi sempre alla stessa ora, fate un’attività rilassante prima di andare a letto, state in uno spazio senza luci forti riducendo altresì la luminosità di dispositivi elettronici.

Se avete difficoltà a dormire evitate i sonnellini, soprattutto nel pomeriggio. Non fate diventare il sonno un dovere, una ossessione. Provate piuttosto a integrare l’esercizio fisico durante la vostra giornata. 

Se invece quello che vi disturba particolarmente sono i sogni ricorrenti o piuttosto gli incubi, sappiate che con il giusto aiuto professionale potete provare a re-indirizzarli attraverso l’utilizzo di tecniche psicologiche ed esercizi di consapevolezza che puntino anche alla “riscrittura” di parti del loro contenuto o alla modificazione delle emozioni che evocano.

Il contributo per La Voce di Bolzano è del dottor Michele Piccolin, psicologo, perfezionato in psicologia e neuropsicologia forense e consigliere Ordine degli Psicologi della Provincia di Bolzano.

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