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Alto Adige

Fertilizzanti contaminati sequestrati dai Carabinieri: erano destinati a colture biologiche

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Un’operazione di ampio respiro è stata portata a termine dai Carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica con il sequestro di una partita di fertilizzanti contaminati che erano in vendita come prodotti biologici.

Nel corso di una serrata azione che ha visto l’impiego di oltre 60 militari dell’Arma, distribuiti tra il Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Venezia e i Comandi Provinciali locali, sono stati messi i sigilli a diversi lotti di prodotti presso i Consorzi Agrari del Trentino-Alto Adige. Il sequestro preventivo è stato disposto dal Giudice per le indagini preliminari di Bolzano, in seguito a una richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica locale al termine di una complessa indagine.

Le indagini, capeggiate dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Trento, hanno messo in luce come le ceneri prodotte da alcuni impianti di cogenerazione dell’Alto Adige, invece di essere smaltite correttamente, venivano parzialmente riutilizzate per la produzione di fertilizzanti biologici presso un impianto di compostaggio a Renon (BZ). Queste ceneri, note come char o biochar, si sono rivelate contenere contaminanti pericolosi, alcuni solubili in acqua e vietati in agricoltura dalla normativa europea.



I fertilizzanti incriminati erano ottenuti miscelando il char con rifiuti compostati e letame, e successivamente venduti al dettaglio sotto il nome di “Terra Preta” attraverso i canali distributivi dei Consorzi Agrari regionali. I Carabinieri hanno proceduto al sequestro di oltre 200 confezioni del prodotto, ciascuna del peso di 20 chilogrammi e vendute al prezzo di 25 euro.

Le misure cautelari hanno interessato quattro persone, amministratori delle due aziende altoatesine coinvolte, ora accusate di “gestione illecita di rifiuti”. Nonostante la gravità delle accuse, la loro posizione legale sarà oggetto di un accurato esame giudiziario, nel pieno rispetto dei principi di presunzione di innocenza sanciti dalla Costituzione.

L’indagine ha messo in luce non solo un rischio ambientale ma anche un potenziale pericolo per la salute dei consumatori, che si fidano della qualità e dell’integrità dei prodotti biologici. La vicenda sottolinea l’importanza dei controlli nell’ambito dell’agricoltura biologica e la necessità di una vigilanza costante per proteggere consumatori e ambiente.

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