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Italia & Estero

Immigrazione illegale e storie di ordinaria follia: Egitto e Italia a confronto

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“L’ Italia è un paese meraviglioso” potrei dire. Non si fa in tempo a varare un decreto legge per indicare alla magistratura quali sono i paesi sicuri verso i quali espellere chi non ha diritto di rimanere in Italia, che immediatamente qualcuno sentenzia che il provvedimento va disapplicato.

A costo di precipitare nell’ assurdo. E’ accaduto a Catania la scorsa settimana ove il Tribunale locale, sezione Immigrazione, ha disapplicato il recente decreto governativo varato il 23 ottobre dal governo Meloni contenente l’elenco dei Paesi sicuri (nei quali figurava anche l’Egitto) e dunque impedito il rimpatrio di un egiziano clandestino verso la sua madrepatria perchè “paese insicuro”.



Sul punto si sono sprecate ironie, commenti e constatazioni stridenti contro l’ordinanza per la propensione degli italiani a trascorrere lì le loro vacanze in condizioni di miglior sicurezza che non da noi.

Pochi però si sono presi la briga di leggere le motivazioni di tale decisione che annulla di fatto il trattenimento del clandestino  a fini di rimpatrio disposto dalla Questura di Ragusa .

Secondo quanto ritenuto dal magistrato di Catania, l’immigrato, irregolare e senza documenti, che tra l’altro non rientra nelle categorie protette (donne, bambini, disabili), non può essere rimpatriato dalle autorità italiane, in quanto in Egitto correrebbe un rischio enorme. Quale? A pagina 7 del provvedimento depositato lunedì scorso si legge testualmente «L’Egitto non è da ritenersi un Paese sicuro perché è comune la pratica della detenzione preventiva (pre trial detention) che viene attuata nel corso del processo a carico dell’imputato, che asserisce essere pendente, e dunque prima della pronuncia della sentenza».

Dunque l’ Egitto sarebbe un paese insicuro perché afflitto dalla “piaga” della carcerazione preventiva.

Peraltro nemmeno un accenno o un dubbio circa l’evidente fuga dal processo del soggetto, evidentemente espatriato per evitarlo.

Se non fosse scritto in un provvedimento giudiziale ci sarebbe da ridere, ancorchè amaramente, essendo evidente il cortocircuito che neanche il miglior Pirandello avrebbe potuto concepire, dato che  proprio l’ Italia è la maglia nera in Europa in tema di carcerazione preventiva, anzi, deteniamo il record di persone messe in gattabuia con una misura coercitiva.

Al 31 luglio 2024 infatti sono 15mila e 285 le persone sottoposte a carcerazione preventiva in Italia. Un primato, seguita dalla Francia, buona seconda. Ed in passato la stessa Europa ha aperto procedure di infrazione per un supposto abuso della misura, anche considerando che il periodo medio di carcerazione preventiva in Italia può arrivare a fino a 6 mesi.

Con casi limite di persone trattenute agli arresti per quasi un anno e poi completamente assolte e con un onere a carico delle nostre tasche  di 24 milioni di Euro ( dato riferito al 2021 ) con un indennizzo medio per ingiusta detenzione di circa 43mila euro per ogni ristretto.

Come si può definire tutto ciò, se non violazione dei “diritti umani”? Ma, oltre al cortocircuito di cui sopra, viene a galla un ulteriore paradosso ben più preoccupante.

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha più volte  provato ad affrontare il problema dell’ uso abnorme della carcerazione preventiva, sostenuto in ciò da numerose mozioni parlamentari di maggioranza, trovandosi però davanti ad un vero e proprio muro eretto dalla stessa magistratura. Quella che mette nero su bianco che l’ Egitto è paese insicuro perchè abusa della carcerazione preventiva.

Come la mettiamo?

a cura di Stefano Sforzellini

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