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L’Iran attacca Israele lanciando 180 missili, Netanyahu assicura: «l’Iran la pagherà»

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Dopo l’invasione del Libano da parte di Israele nel tentativo di detronizzare gli Hezbollah rimasti che continuano a bombardare i villaggi ebrei a nord arriva la ritorsione dell’Iran. 

Il sistema di difesa israeliano, (il più potente al mondo) l’Iron Dome, intercetta la maggior parte di questi ordigni, facendo esplodere i missili in frammenti. Alcuni però riescono a sfuggire alla barriera difensiva, colpendo edifici a Tel Aviv, finendo in mare, nelle campagne o esplodendo vicino a basi militari, secondo quanto riferito da Teheran. Lo scenario è simile in altre città e località israeliane, dove si registra un attacco su vasta scala.

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Con circa 180 missili lanciati, l’attacco iraniano contro Tel Aviv non è stato una sorpresa. Israele era preparata a fronteggiare questa offensiva, avendo già previsto la possibilità di una rappresaglia da parte dell’Iran.

L’attacco, avvenuto alle sette di sera, ha seguito un attentato terroristico a Jaffa che aveva scosso la città poco prima, causando la morte di almeno sei persone.

Grazie alla preparazione, il bilancio è stato contenuto: solo una vittima e alcuni feriti. La persona deceduta è stata identificata come un palestinese di Gaza, ucciso a Gerico, in Cisgiordania, secondo fonti della difesa israeliana.

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Anche gli Stati Uniti erano pronti a intervenire, con navi dotate di sistemi antimissile posizionate strategicamente. Già nel pomeriggio, intorno alle tre, c’erano stati segnali di allarme: i bambini erano stati richiamati dagli asili e ai cittadini erano state fornite istruzioni attraverso la radio.

Le notizie di un imminente attacco missilistico da parte dell’Iran si diffondevano rapidamente, con i media israeliani che riportavano le anticipazioni statunitensi.

Questo attacco segue il precedente lancio di oltre 300 missili, razzi e droni da parte dell’Iran il 13 aprile, in risposta a un bombardamento israeliano contro il consolato iraniano a Damasco.

Allora, la rappresaglia iraniana era stata presentata come una dimostrazione di forza, ma con modalità contenute per evitare un’escalation in un conflitto aperto.

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