Bolzano Provincia
Stop all’abbattimento dei lupi in Val Venosta: accolto il ricorso delle associazioni animaliste
Una battaglia legale lampo ha, per ora, salvato la vita a due lupi della Val Venosta, finiti al centro di un provvedimento di abbattimento firmato dal presidente della Provincia di Bolzano.
Grazie a un ricorso d’urgenza presentato da ENPA, LAV e LNDC Animal Protection, l’ordine è stato sospeso prima che potesse essere eseguito.
Il documento è stato depositato nella notte, bloccando sul nascere l’autorizzazione che avrebbe potuto portare già oggi all’uccisione degli esemplari.
Le associazioni dichiarano soddisfazione per la decisione del presidente Arno Kompatscher, che ha convocato una riunione per l’8 agosto con il Ministero dell’Ambiente e la Provincia autonoma di Bolzano, con l’obiettivo di chiarire i contorni della vicenda.
“Il fatto che il presidente abbia subito accolto la richiesta di sospensiva dell’uccisione, contenuta nel ricorso, significa che le motivazioni portate da noi associazioni a favore dell’annullamento dell’ordinanza sono importanti oltre che fondate – affermano ENPA, LAV e LNDC Animal Protection – e, d’altro canto, simili a quelle che hanno invalidato altre uccisioni analoghe lo scorso anno, sospese perché presentavano le medesime criticità”.
Al centro della contestazione, ci sarebbe l’assenza di dati aggiornati e verificabili sulla presenza e lo stato di salute genetica dei lupi in Alto Adige.
Inoltre, si contesta il sistema con cui viene autorizzato l’abbattimento: basterebbero infatti due episodi di predazione bovina in quattro mesi per giustificare l’intervento, anche in assenza di guardiania e misure preventive sui pascoli.
“Fucilare due lupi a caso perché alcune pecore incustodite sono state predate è una decisione assurda, antiscientifica, figlia di pregiudizi e di una chiara scelta politica fondata sull’ideologia venatoria e sulla ragione del più forte – dichiarano le associazioni – una vendetta che non ha nulla a che vedere con la tutela degli animali allevati”.
Il ricorso evidenzia anche un altro aspetto: la mancata considerazione di alternative non cruente, come l’uso di recinzioni elettrificate, presenza costante di pastori o cani da guardiania, strumenti ampiamente riconosciuti in letteratura come efficaci contro le predazioni.
Secondo ENPA, LAV e LNDC, non sarebbero nemmeno stati chiariti i criteri con cui si valutano i danni da predazione, né l’effettiva impraticabilità delle misure preventive. Il tutto, sottolineano, avviene in un contesto normativo in cui il lupo è ancora tutelato in modo rigoroso.
“Accogliamo con favore la richiesta di approfondimenti fatta dal presidente – concludono le associazioni – e confidiamo sul fatto che nessuna documentazione potrà scalfire le nostre concrete e strutturate argomentazioni, che dovranno condurre a una sospensione definitiva in vista dell’udienza collegiale del 9 settembre”.
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