Politica
Toponomastica, imbarazzo in Commissione: Kompatscher assente, ma la Consulta non lascia margini

Al primo atto ufficiale della I Commissione legislativa, in cui era all’ordine del giorno lo spinoso tema della toponomastica, il Presidente Kompatscher non si è presentato.
Imbarazzo per la sentenza della Consulta che non lascia margini a colpi di spugna: il bilinguismo in Alto Adige non può essere messo in discussione. Un passaggio fra i tanti è eloquente: in Alto Adige “devono essere utilizzati toponimi anche in lingua tedesca”, ossia in aggiunta a quelli italiani. Non in sostituzione di essi.
Denuncia in una nota il consigliere provinciale di l’Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì:
“Un fatto assolutamente inedito e grave, perché così è sfuggito alla richiesta di affrontare il tema all’insegna della chiarezza. Quali sono gli obiettivi di questa nuova maggioranza provinciale sul tema che ha tenuto sospeso l’Alto Adige per molti anni?
Perché dopo averla voluta la Svp ora vuole sopprimere la legge provinciale del 2012 imposta da Durnwalder sfuggendo al pronunciamento della Corte costituzionale? Paura di che cosa, che la Consulta riconosca il principio come inderogabile, come ventilato in molte interviste da Kompatscher?
Ma perché allora oggi scappare di fronte al dibattito ed alla trasparenza richieste a viva voce da molti componenti della Commissione?
Ho ottenuto la sospensione della Commissione per raggiungere Kompatscher e fargli avere la ufficiale richiesta di presentarsi ma nessuna risposta.
Va ricordato eccome: la fretta della Svp di presentare come primo provvedimento proprio la soppressione della propria stessa legge, debolissima e destinata ad essere soppressa con motivazioni pesanti dalla Consulta, deriva dal fatto che il due aprile la Corte costituzionale ha in calendario il giudizio su di essa.
Ma la mia richiesta di presentazione di una relazione di minoranza (per cui ho 15 giorni) farà approdare l’abrogazione in Consiglio solo dopo quella data.
E così se volesse la Corte costituzionale potrebbe esprimersi.
Ma che accada o no sarà irrilevante, ho chiarito oggi in Commissione, perché mentre la Svp si preoccupava di evitare una censura dalla Consulta chiedendo continui rinvii dell’udienza, si distraeva in Consiglio regionale dove faceva approvare non curandosi delle conseguenze una legge per la denominazione di un comune della val di Fassa in Trentino solo in ladino.
Esprimendosi sul caso trentino, la Consulta ha dedicato una ampio spazio al quadro giuridico della toponomastica anche in Alto Adige.
E la sentenza non lascia margine ai dubbi: il bilinguismo (trilinguismo dove c’è il ladino) in Alto Adige non può essere messo in discussione.
Dice la Consulta: ‘Prescrivendo la compresenza della lingua italiana e, a volta a volta, delle lingue minoritarie, viene apprestata una tutela alle minoranze linguistiche e al loro patrimonio culturale in tema di toponomastica, senza tuttavia far venire meno, neppure in tale ambito, la primazia della lingua ufficiale della Repubblica, espressamente riconosciuta dall’art. 99 dello statuto speciale’.
Una pietra tombale su ogni tentativo di spallata.
Tanto da essere stato fra le righe riconosciuto dal Presidente della I Commissione Carlo Vettori (assente Magdalena Amhof) che ha parlato, allacciandosi al nostro intervento, della necessità di trovare soluzioni nel rispetto di tutti i gruppi linguistici“.
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