Italia ed estero
Global compact: aderiscono 164 paesi. Assente l’Italia in attesa del voto parlamentare
Sono 164 i Paesi che oggi (10 dicembre), durante il vertice di Marrakech, hanno aderito al global compact, il patto Onu sui migranti.
Fuori dall’accordo gli Stati Uniti: per il presidente americano Trump, l’idea che le migrazioni possano essere gestite da organismi sovranazionali come Onu o Oim, senza la possibilità di alcun controllo democratico da parte dei cittadini di una nazione nasce da un presupposto ideologico errato.
Assieme agli States, tra i paesi ostili ci sono Australia, Repubblica Dominicana, Austria, Lettonia, Bulgaria, Croazia, Cile, i quattro paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) e Israele.
Assente anche l’Italia da Marrakech, dove fino all’11 dicembre saranno riuniti i leader e i rappresentanti di circa 150 paesi. Il governo aveva infatti annunciato la sospensione della firma del Global Compact in attesa di un voto parlamentare. Stessa posizione è stata assunta dalla Svizzera.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha definito il Global Compact un “percorso per evitare sofferenze e caos“, affermando che l’intesa non viola la sovranità degli Stati e non crea nuovi diritti per migrare.
Il numero uno dell’Onu ha sottolineato che il global compact non darà alle Nazioni Unite la possibilità di imporre politiche migratorie agli stati membri e non è un trattato legalmente vincolante.
Restano tuttavia delle lati dubbi riguardo all’accordo e ai principi di fondo che lo regolano.
Tra i punti oscuri il paragrafo 24-a, in cui si chiede di “assicurare che l’assistenza di natura umanitaria non sia considerata illegale” e in cui si proibiscono le “espulsioni collettive di migranti“.
Clausola particolarmente pericolosa per i Paesi europei geograficamente più esposti al rischio dell’arrivo incontrollato come l’Italia, la Spagna o la Grecia.
Sottoscriverlo, significherebbe non solo rinunciare a bloccare il traghettamento di migranti attuato dalle navi delle Ong, permettendo loro di tornare ad operare a pieno regime ma anche a perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all’immigrazione.
Nel report Making migration work for all, redatto dallo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite da cui il Global Compact prende la sua forma attuale, la migrazione viene inoltre descritta come un fenomeno di massa necessario e continuativo atto a “ridurre le disparità economiche” e “anticipare i trend demografici futuri nonché future necessità di lavoratori”.
Articolo 25
25. “We further commit to ensure that migrants shall not become liable to criminal prosecution for the fact of having been the object of smuggling, notwithstanding potential prosecution for other violations of national law“.
L’articolo 25 dell’accordo suscita ulteriori ostilità da parte dei governi contrari alla sua applicazione internazionale, soprattutto nella parte che impegna “ad assicurare che i migranti non siano perseguibili penalmente per il fatto di essere oggetto del traffico o per altre violazioni della legge nazionale”: ciò presupporrebbe un’estensione dei diritti ai migranti indipendentemente dalla condizione di legalità, compreso l’accesso all’accoglienza.
Concetto che ritroviamo anche nell’articolo 31: “Ci impegniamo ad assicurare che tutti i migranti, qualsiasi sia il loro status migratorio, possano esercitare i loro diritti umani attraverso un accesso sicuro ai servizi di base“.
(31. “We commit to ensure that all migrants, regardless of their migration status, can exercise their human rights through safe access to basic services“).
Un disposto non privo di rischi dunque verso la creazione di obblighi crescenti in merito ai servizi da fornire agli immigrati, indipendentemente dal loro status giuridico.
Tra gli altri, anche l’Austria ha sottolineato come il documento miri a una limitazione della sovranità nazionale sul tema migratorio, oltre a non marcare a sufficienza la differenza tra migranti legali e non, orientandosi invece verso la creazione di un indifferenziato e apparentemente superficiale ”diritto umano a migrare”.
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