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Italia ed estero

Peschereccio tunisino abusivo non si ferma all’alt e sperona motovedetta italiana: la Guardia di Finanza apre il fuoco

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Questa mattina un’unità marina della Guardia di Finanza, dopo aver intimato più volte l'”Alt”, ha aperto il fuoco contro un peschereccio tunisino che stava pescando all’interno dei confini marittimi italiani. Tentando di scappare, il peschereccio nordafricano ha speronato una motovedetta della GdF innescando una chiara dichiarazione di ostilità nei confronti dei militari italiani.

L’imbarcazione da pesca “Mohanel Anmed“, dopo un breve inseguimento in acque internazionali in cui sono stati sparati diversi colpi d’arma da fuoco, è stato bloccato dagli uomini delle Fiamme gialle che, tenendo l’equipaggio in stato di arresto, stanno conducendo in questi minuti il peschereccio straniero a Lampedusa.

Il peschereccio tunisino avrebbe calato illegalmente le reti a circa 9 miglia dalla costa di Lampedusa, nei pressi dell’isola di Lampione, in acque territoriali inequivocabilmente italiane. Prontissimo l’intervento della Guardia costiera e della Guardia di finanza, con il Pv 7 Paolini del comando operativo aeronavale e una vedetta del reparto operativo aeronavale della Guardia d finanza di Vibo Valentia, (entrambe a Lampedusa), che però si sono viste speronare una motovedetta da parte dei pescatori abusivi.

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Nel corso dell’inseguimento, video-documentato dagli smartphone dei militari e dai velivoli del comando operativo aeronavale e dell’agenzia europea Frontex, nonostante gli spari italiani a scopo intimidatorio, il peschereccio continuava a zigzagare in mare negando l’abbordaggio da parte della GdF e mettendo in serio pericolo l’incolumità dei militari che cercavano di salire a bordo.

Dopo aver finalmente abbordato il peschereccio tunisino, lo hanno portato al porto di Lampedusa dove, con il coordinamento del procuratore capo Luigi Patronaggio e dell’aggiunto Salvatore Vella, è stato arrestato il comandante del motopesca con l’accusa di resistenza e violenza contro nave da guerra e rifiuto di obbedire a nave da guerra, oltre a sequestrare le reti illecitamente utilizzate. 

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