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Italia ed estero

Patto sui migranti, Ue: solidarietà ma niente ricollocamento obbligatorio

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Con l’intento di superare il patto di Dublino e spingere sulla condivisione della solidarietà tra gli Stati membri, arriva dalla Commissione Europea il nuovo piano, presentato dalla Presidente Von der Leyen per una ripartizione più equa dei flussi migratori. Il pacchetto è basato su 3 pilastri principali: Primo fra tutti la collaborazione con i Paesi di partenza dei migranti, ciò significa che gli stati dovranno lavorare con tutti gli stati esteri.

Si aggiunge poi un maggiore controllo dei confini. Frontex, l’agenzia europea della guardia frontiera e costiera sarà fondamentale e rinforzata, in modo che si possa fare da subito un’identificazione attenta di tutte le persone che sbarcano con un’operazione di salvataggio o attraversano le frontiere dell’Unione Europea senza autorizzazione.

L’ultimo pilastro, uno dei più discussi all’interno del pacchetto, è il un nuovo sistema di solidarietà. La solidarietà infatti, ci sarà ma sarà flessibile significa che gli stati membri potranno scegliere se ricollocare i migranti o finanziare i rimpatri, se dopo 8 mesi il rimpatrio non è stato possibile i paesi saranno costretti ad accogliere definitivamente.

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Nonostante il tema sia uno dei più delicati dell’Unione, e i ricollocamenti non saranno obbligatori come auspicava il Governo, con questo nuovo pacchetto si intravede un alleggerimento della responsabilità di gestione del migrante da parte del primo Paese di arrivo.

Infatti nel nuovo piano, se il migrante ha già un parente nell’Unione Europea, il paese in cui risiede il congiunto sarà responsabile anche per il nuovo arrivato, se il migrante in precedenza ha studiato o lavorato in uno stato diverso dal primo ingresso quel Paese sarà responsabile.

Il tema rimane comunque divisivo con Conte che lo definisce “un’importante passo verso una politica  migratoria davvero europea” e il blocco Visegrad con l’Austria che continuano a  rifiutare  il principio della redistribuzione, e che infatti sono già sul piede di guerra.

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