Società
Aborto e gender: la disinformazione e le armi di distrazione di massa
Stiamo assistendo alla peggiore rivoluzione antropologica che il mondo abbia mai visto: l’aborto e la manipolazione degli embrioni, la propaganda “gender” e l’indifferentismo sessuale, l’utero in affitto, l’eutanasia, sono il frutto di ideologie antiumane che tendono a trasformare le persone in una massa di consumatori compulsivi, obbedienti, senza radici, senza legami, senza fede e senza tradizioni, perciò facilmente manipolabili.
Dietro a questa rivoluzione antropologica vi è sempre il “dio denaro” delle multinazionali che fanno profitti sulla pelle e il sangue delle donne e dei bambini. A parte le varie lobby finanziarie, LGBTQIA+ e politiche, i grandi responsabili di questa rivoluzione sono anche i mass media che, mediante raffinate tecniche di propaganda, mentono, manipolano o nascondono. “Il corpo è mio e me lo gestisco io” gridano per esempio le abortiste, ma nessuno si chiede se il bambino nel grembo della mamma fa parte del corpo umano come un rene, un fegato o un dito. Il bambino è forse nato con il corpo della mamma? Certo che no, il bambino nel grembo materno è un essere umano, un corpo esterno, uno di noi, non un rene o un fegato!
Similmente si sente spesso dire che è giusto e “si può abortire in caso di stupro”… Ma come possiamo concepire e accettare che dopo un terribile atto di violenza come lo stupro, sia commesso un secondo atto di violenza, altrettanto terribile, come eliminare un bambino innocente non ancora nato? Che ha fatto di male quel bambino? Si merita forse quella condanna a morte che nemmeno lo stupratore riceve? Seguendo questa logica pro-morte, persone come Jesse Jackson, attivista per i diritti umani, Ertha Kitt, cantante ed Ethel Waters, pittrice – che sono state tutte concepite dopo uno stupro – non sarebbero degne di vivere? Se la madre non è in grado di prendersi cura del bambino e dei suoi bisogni, perché non darlo in adozione? Perché uccidere un figlio innocente?
Queste menzogne e queste disinformazioni vengono ripetute dai mass media come un mantra e mediante falsità e tecniche subliminali vengono convinte le persone. L’arte della manipolazione la si osserva anche nell’attuale enorme pressione mediatica per il passaggio del DDL Zan, mentre vi sono milioni di famiglie italiane ridotte alla fame a causa della crisi economica e lavorativa. Nel tempo in cui non ci sono soldi per i malati, per i disabili o per le cure palliative nel bel mezzo di una pandemia, a che pro questa pressione?
A proposito del DDL Zan, inoltre, viene recepito, neanche troppo velatamente, che – tramite il gender nelle scuole – genitori ed insegnanti dovranno accettare che i loro figli da 3 anni in su vengano educati all’omosessualità, alla bisessualità, al lesbismo ed alla transessualità: un genitore non potrebbe opporsi al cambio anagrafico di sesso di suo/a figlio/a quando fosse deciso dallo psicologo di una struttura pubblica come non potrebbe opporsi a un medico di una struttura pubblica che decidesse di bloccare lo sviluppo sessuale del proprio figlio o della propria figlia. Nessuno potrebbe esprimere un’opinione critica sui matrimoni fra persone dello stesso sesso o contro la maternità surrogata o per l’eliminazione di simboli e nomi maschili e femminili nei libri di testo, nelle fiabe (ben spiegate ai bambini dalle drag queen!), nei bagni, nelle palestre e nelle carceri per donne come succede in tutti i paesi al mondo dove leggi simili sono state approvate.
Jan Patocka, dissidente ceco, affermava che per combattere il regime comunista era sufficiente smettere di vivere nella menzogna, esaltando la verità al di sopra di qualsiasi schema imposto. E’ proprio questo l’ideale di Pro Vita & Famiglia che da quasi 10 anni si batte contro queste follie ed ingiustizie in nome dei bambini nel grembo materno, ma anche a scuola, per le mamme, i disabili, insomma per gli ultimi degli ultimi.
Il nostro motto è infatti «Nel nome di chi non può parlare», sotto l’esempio di vita di Chiara Corbella Petrillo che io e mia moglie Luciana conoscevamo fin da tenera età. Pro Vita incominciò le sue attività in Trentino, a Rovereto, nel lontano 2012 ed ora ha una sede centrale a Roma ed opera con oltre 100 circoli in tutta Italia per contrastare il gender, le unioni civili, l’utero in affitto, e le leggi liberticide pro-Lgbtqia+. Grazie alle centinaia di volontari e sostenitori non molleremo, perché siamo convinti che il buonsenso e la ragione prevarranno.
Il conributo per La Voce di Bolzano è di Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia Onlus.
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