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Economia e Finanza

Commercialisti: da dieci anni è in corso la desertificazione del tessuto della partite Iva

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Da dieci anni è in atto un vero e proprio processo di desertificazione del tessuto delle piccole partite IVA. Il dato rilevato nei giorni scorsi dall’Osservatorio Inps sul lavoro autonomo di artigiani e commercianti iscritti alle relative gestioni previdenziali, trova piena conferma nei numeri elaborati dall’Ufficio studi del Consiglio nazionale dei commercialisti sulla base dei dati del Dipartimento Finanze del Ministero dell’Economia.

I commercialisti hanno analizzato le dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche relative al decennio 2008 – 2018.

Un lasso di tempo nel quale, sottolineano, si evidenzia una sostanziale fuga dalla partita IVA a favore del lavoro subordinato e parasubordinato (che potrà forse essere contrastata dal potenziamento del regime forfetario fino a 65.000 euro di fatturato che decorre dal 2019) e un significativo incremento del livello medio degli assegni pensionistici (con il corrispondente riflesso sul lato della spesa).

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Una tendenza che, a parere della categoria, rischia di diventare irreversibile a causa dell’emergenza legata al coronavirus.

Nel decennio preso in esame, a fronte di una crescita del PIL nominale del 7,84%, i redditi risultanti dalle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche sono cresciuti circa il doppio (14,47%), passando dai 786 miliardi di euro del 2008 ai 900 miliardi di euro del 2018.

È del tutto evidente – commenta il Presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani – che, con la crisi innestata dall’emergenza epidemiologica da COVID-19, la tendenza già in atto di riduzione del numero di contribuenti che esercitano attività di impresa e lavoro autonomo è destinata ad aumentare esponenzialmente, senza però trovare sbocco e assorbimento in un incremento della base occupazionale di lavoro subordinato e parasubordinato”.

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Una tendenza, secondo Miani “riconducibile a politiche sbagliate e politicamente prevenute sulle regole di determinazione della base imponibile, oltre che agli adempimenti correlati alla azione di controllo dell’amministrazione finanziaria. Il terremoto provocato dal COVID – 19 potrà soltanto accelerare e intensificare in modo forse irreversibile questa tendenza ed è per questo che si rende improcrastinabile mettere al centro delle prossime scelte del governo il tema delle Partite IVA”.

Secondo Miani “oltre ad un attività di semplificazione degli adempimenti, servirebbero passi in avanti, anziché indietro, sul versante della flat tax per le partite IVAindividuali che andrebbe estesa anche ai soggetti che svolgono attività in forma associata”. Il presidente dei commercialisti ritiene che “sarebbe opportuno mettere finalmente mano, anche in un’ottica di sostegno alla domanda di settori produttivi fondamentali come l’automotive, alle regole di detraibilità dell’IVA e di deducibilità dal reddito di impresa e di lavoro autonomo concernenti le autovetture, ma non solo.

Già solo questa mossa applicata solo per i nuovi acquisiti darebbe un forte impulso ad un settore che rischia davvero molto nei prossimi mesi e ripristinerebbe l’appeal legato all’essere titolare di partita IVA che i dati ci dimostrano essere andato perduto in questi anni, anche a causa proprio della palese iniquità dei limiti di detraibilità e deducibilità”.

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