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Società

Con il Covid cambia la pastorale della salute e del lutto

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La pandemia ha fatto emergere l’urgenza di un nuovo modello di pastorale, attenta a tutte le fragilità. Da qui il tema “Il contagio della misericordia: la parrocchia come comunità sanante“ scelto per il Convegno d’Ottobre 2020 che ha visto gli operatori pastorali riuniti all’Accademia Cusano di Bressanone. Padre Luciano Sandrin, religioso dei Camilliani, docente di psicologia della salute e della malattia, di pastorale della salute e di teologia pastorale sanitaria a Roma, ha sviluppato l’immagine della comunità sanante.

Durante la pandemia, ha ricordato “abbiamo conosciuto la nostra capacità di prossimità, anche a distanza, e di assunzione della cura dell’altro. Si tratta ora di tenere viva questa virtù e di esercitarla anche se in forme diverse“.

Sono le nuove forme di prossimità pastorale sviluppatesi con la pandemia: la prossimità della compassione, quella dello sguardo e digitale, la prossimità della parrocchia e la prossimità nel lutto. 

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La compassione non si ferma al sentire ma provoca l‘agire, ha detto il relatore: “Nell’esperienza della pandemia la compassione stimola a trovare la forma di relazione più adatta con la persona malata per rispondere alle domande di cura, di sollievo dal dolore e sostegno delle sue speranze“. E ha tra l’altro ricordato il ruolo determinante del personale sanitario, “non solo in termini di professionalità, ma anche in campo spirituale. La cura non è della malattia, di un organo o di cellule: la cura è delle persone, nella loro totalità“. 

In questo contesto pandemico c’è poi la prossimità affidata alla parola e allo sguardo, alla rete virtuale. “La prossimità, come segno d’amore verso gli altri e verso se stessi – ha detto il relatore – si esprime con il distanziamento fisico, fatto di mascherine che difendono, e di divieti di contatti. Questo può essere umanamente costoso, e allora bisogna lasciar parlare gli occhi e la voce. È la medicina dello sguardo e dell’ascolto“. 

Un ruolo speciale va attribuito alla prossimità parrocchiale, ha spiegato Sandrin: “Non si tratta di professionalizzare le pastorali, ma di far emergere le fragilità della comunità, grazie alla capacità di conoscere il territorio, le persone, le storie, e di saper lavorare in sinergia per il bene di ciascuno“. È questa la “comunità sanante”, che si fa carico delle ferite presenti al suo interno e di affrontarle muovendosi tra le case. Infine uno dei compiti pastorali più importanti che ci lascia l’esperienza del virus: aiutare a elaborare il lutto per la perdita di una persona cara.

La vicinanza deve essere intelligente, la presenza discreta, le parole rispettose. Solo così la consolazione è veramente sanante, aiuta le persone a riprendere in mano la propria vita“, ha concluso padre Sandrin.

Ancilla Lechner, da sette anni assistente spirituale per pazienti, familiari e dipendenti dell’ospedale di Bressanone e volontaria nella parrocchia di Cortaccia e a Termeno, ha illustrato la sua esperienza di accompagnamento spirituale dei malati, definita una vocazione personale e un ministero parrocchiale.

Ha raccontato di scoprire spesso, tanto più nella pandemia, “quanto sia importante la preghiera in certe situazioni, anche per persone che altrimenti sono lontane dalla Chiesa. Durante il lockdown sono state proposte innumerevoli offerte creative da varie organizzazioni e persone, tutte accolte molto positivamente“. Lechner ha poi ricordato che “una comunità vive delle diverse capacità e vocazioni dei singoli parrocchiani. È importante esserne consapevoli, soprattutto nell’ambito della pastorale della salute e del lutto“.

Ma non si deve pensare, ha precisato la relatrice, che solo chi ha certe capacità in questo campo è adatto ad aiutare: “Naturalmente, nel trattare con i malati e il lutto, servono persone che non abbiano paura di affrontare i temi della sofferenza e della morte, che sappiano ascoltare, che infondino pace e sicurezza. Ma c’è anche bisogno di altre persone che, con capacità molto diverse, possono sostenere anche con piccoli gesti. Se ciascuno fa ciò che si sente di fare, allora possiamo contribuire individualmente a rendere le nostre parrocchie comunità sananti“, ha concluso Lechner.

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