Alto Adige
Il governo blocca gli investigatori e la sicurezza privata: la reazione della Federpol
Il governo non ha incluso le agenzie di investigazione e gli operatori della sicurezza privata tra le realtà imprenditoriali che possono esercitare l’attività usufruendo delle deroghe previste dalle più recenti disposizioni di legge in materia di emergenza sanitaria.
Un grave errore che secondo Luciano Tommaso Ponzi, presidente Federpol, deve trovare una immediata correzione permettendo alle aziende del settore, munite di Licenza di Polizia, di continuare ad esercitare l’attività svolgendo un servizio strategico per il sistema produttivo nazionale.
Federpol si rivolge direttamente al governo ed in particolare al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli: “I nostri servizi, su diversi fronti, sono indispensabili alle imprese che possono beneficiare delle deroghe. Il principio di pubblica utilità, conseguentemente, può essere applicato anche in riferimento al caso delle aziende che operano nel comparto della sicurezza”.
Il codice Ateco 80.30 non è stato inserito fra quelli ai quali è stata garantita l’apertura. L’attività di investigazione privata non si sostanzia unicamente nelle indagini in ambito privato, ma siamo d’ausilio a diverse realtà strategiche per il nostro Paese.
“Ad esempio, – aggiunge Ponzi – siamo di assoluto supporto alla filiera assicurativa con i nostri servizi antifrode, siamo necessari a supermercati e farmacie con l’ambito di indagine commerciale, così come previsto dal dm 269/2010, nel controllo del flusso e deflusso della clientela e ora ancor più di supporto nella verifica del rispetto della distanza di sicurezza richiesta dai DPCM. Federpol ha inviato una comunicazione ai ministri in rappresentanza dei propri associati, a tutela di un settore che conta 2.000 Società, 12mila addetti sul territorio nazionale e registra un fatturato superiore ai 500 milioni di euro.
“Il ministro Gualtieri e il ministro Patuanelli non possono lasciar cadere nel vuoto il nostro appello. La Corte dei Conti ha emesso una sentenza in base alla quale la pubblica amministrazione può avvalersi del nostro operato. Si segnala ancora che le stesse aziende farmaceutiche hanno più volte usufruito dei nostri servizi, dall’anti-contraffazione, alle mancanze inventariali, al furto di presidi sanitari. Un tema, questo, dotato di indubbia attualità”.
In conclusione federpol chiede di poter lavorare in un momento ove il suo profilo professionale potrebbe dare un significativo contributo a contenere eventuali problematiche o eventuali abusi. Migliaia di operatori sparsi sul territorio nazionale attendono una risposta dal governo. Aspettano solo di poter esercitare un loro diritto e, nel farlo, non mancheranno di svolgere anche un servizio di pubblica utilità per i territori in cui sono attivi.
Sull’argomento interviene anche il Dott. Vincenzo Circosta, Investigatore Privato trentino autorizzato alle Indagini Difensive, nonché Membro del Collegio dei Probiviri di Federpol: “Per quanto riguarda le “indagini difensive” (L’attività investigativa nel processo penale è regolamentata dall’art. 391-bis, secondo il quale gli investigatori privati possono conferire con persone in grado di rendere informazioni rilevanti alle indagini in corso); premesso è che l’ordinamento vigente limita (giustamente) l’operatività delle investigazioni private a mandati che riguardino diritti dell’interessato suscettibili di essere portati in un giudizio civile, penale o amministrativo.
Pertanto limitare l’operatività dell’investigatore si traduce in una ingiustificata compressione di tali diritti. Per le investigazioni difensive, poi, visto che la polizia giudiziaria non soggiace (e ci mancherebbe altro) a simili limitazioni, impedire le indagini difensive può tradursi in un incolmabile vulnus nell’esercizio dei diritti di difesa costituzionalmente garantiti”
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