Alto Adige
La GdF indaga sui braccianti: irregolare il 21 per cento dei raccoglitori in regione

I militari della Guardia di Finanza nel periodo che va dal 1° settembre – 31 ottobre 2018, hanno eseguito, nelle province di Trento e Bolzano, 100 controlli nei confronti di aziende agricole impegnate nella raccolta annuale delle mele e nella vendemmia.
Il risultato è che il 21% dei braccianti occupati sono irregolari.
In 39 delle 100 aziende agricole ispezionate sono stati infatti trovati 131 lavoratori irregolari, dei quali 107 completamente in nero e 24 iscritti a libro paga ma percettori di salari “fuori busta”.
I dati sono stati illustrati dai due comandanti provinciali col. Gabriele Procucci e col. Roberto Ribaudo.
Il 60% degli irregolari provengono dalla Ue, il 36% dall’Italia e l’11% dalla Slovacchia.
I lavoratori provenienti, invece, da zone extra U.E., Africa e Asia rappresentano il rimanente 40%, con una prevalenza di macedoni (14%).
Tra i controllati anche un bracciante privo di permesso di soggiorno, di nazionalità macedone.
Il datore di lavoro è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Bolzano per violazione della legge “Bossi-Fini”, secondo cui l’impiego di lavoratori stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno costituisce reato ed è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato.
L’attività di controllo, condotta in coordinamento con i due Servizi Ispettivi del Lavoro delle Province Autonome di Trento e Bolzano e, in una decina di casi, con funzionari dell’INPS, ha anche permesso di riscontrare un costo orario a carico dell’imprenditore variabile dai 7 ai 10 euro, nei casi di rapporti diretti tra impresa e lavoratore, e dagli 8 ai 12 euro nei casi di intervento di agenzie di intermediazione.
La Guardia di Finanza ha scoperto anche 5 intermediari abusivi, alcuni dei quali incassavano una sorta di provvigione su ogni ora lavorata.
Per tutti questi soggetti è scattata la denuncia per intermediazione illecita di manodopera, reato punito con l’arresto fino a sei mesi e l’ammenda da 1.500 a 7.500 euro.
Per sottrarsi ai controlli alcuni braccianti sono scappati nei campi vicini, uno ha addirittura finto di essere un raccoglitore di funghi.
I responsabili delle imprese “irregolari” sono stati segnalati ai competenti Uffici del Lavoro, per le violazioni relative all’illecito impiego della manodopera e all’Agenzia delle Entrate per i profili di carattere tributario.
Con riferimento al personale impiegato “in nero”, la disciplina di settore prevede l’applicazione della cosiddetta “Maxisanzione”, che, nei casi individuati, oscilla da un minimo di 1.500 a un massimo di 9.000 euro per ciascun lavoratore irregolare.
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