Italia & Estero
Mercoledì 23 aprile un’altra giornata di sciopero nazionale del settore metalmeccanico
Per mercoledì 23 aprile è stata programmata una altra giornata di sciopero dei lavoratori metalmeccanici. Perché l’astensione dal lavoro sia ancora più efficace, sono previste interruzioni del lavoro articolate allo scopo di condizionare la produzione.
Nelle aziende meno sindacalizzate e in quelle che operano nei servizi essenziali è previsto uno sciopero per l’intera giornata di mercoledì 23 aprile. Ai lavoratori dell’Industria Metalmeccanica si sono aggiunti nelle mobilitazioni, chi opera nelle aziende che applicano il ccnl della Piccola Industria Metalmeccanica: anche le parti datoriali della Piccola Industria, ossia Unionmeccanica e Confapi che hanno condiviso la linea di Federmeccanica e Assistal, vale a dire la totale indisponibilità a discutere di salario nei rinnovi contrattuali.
Le Organizzazioni Sindacali di categoria, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, chiedono che le aziende accantonino le posizioni provocatorie e ideologiche e che si apra una vera trattativa, per giungere a siglare un rinnovo contrattuale che garantisca aumenti certi del valore dei salari, riduzione del precariato e investimenti sulla prevenzione degli infortuni, nonché che si inizi a ragionare concretamente di riduzione dell’orario di lavoro.
Deciso il no di Fiom, Fim e Uilm alla proposta datoriale di un contratto che sancisca la permanente riduzione dei salari reali, rincorrendo al ribasso i Paesi più poveri e arretrati. Una posizione, oltreché di per sé inaccettabile, anche miope, poiché condannerebbe l’industria italiana al suicidio. Serve, al contrario, una decisa inversione di rotta rispetto alla china presa dall’Italia da ormai molti anni a questa parte.
La piattaforma unitaria chiede il giusto riconoscimento del valore e della dignità del lavoro, con un aumento in busta paga di 280 euro mensili; la riduzione del ricorso a forme di contratto precario in favore dei contratti a tempo indeterminato e di apprendistato; la riduzione progressiva della settimana lavorativa a 35 ore a parità di salario; maggiori investimenti su salute e sicurezza; investimenti sulla formazione permanente; la riduzione delle esternalizzazioni e degli appalti; contrasto alla disparità di genere e agevolazioni per la conciliazione lavoro-famiglia.
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