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Italia ed estero

Polizia iraniana apre alle impiccagioni per i manifestanti e spara ai genitali delle donne

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In Iran la repressione contro chi protesta per l’uccisione di Masha Amini continua e centinaia di persone hanno già perso la vita. Ora però il regime avrebbe preso una strada più dura, quella verso l’esecuzione dei condannati.  Il primo è il 23enne Mohsen Shekari Noury che dopo essere stato incolpato per aver condotto “una guerra contro Dio” è stato condannato a morte per impiccagione.

La sua “colpa” era di essere un rivoltoso: il 25 settembre aveva ostruito una delle strade principali della capitale iraniana e ferito un paramilitare.

Secondo l’agenzia iraniana Mizan,  il ragazzo potrebbe essere stato pagato per farlo, il che alimenterebbe la versione del regime secondo il quale le proteste sono state istigate dai «nemici internazionali».  Ora altri undici ragazzi sarebbero in lista di attesa per l’esecuzione.

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La repressione colpisce i manifestanti, sia uomini che donne, ma sono soprattutto quest’ultime ad essere nel mirino della polizia. Le forze di sicurezza iraniane, infatti, starebbero sparando a distanza ravvicinata le donne impegnate nella manifestazione, colpendole ai genitali, al petto e al volto.

Per quanto sta accadendo, il portavoce di Amnesty Italia lancia un appello che guarda anche a Palazzo Chigi: “Chiediamo a tutte le ambasciate presenti nel paese di inviare propri rappresentanti ai processi”. Un appello che si unisce con forza a quello già arrivato dalla Iran Human Rights,  chiedendo  un’azione urgente da parte della comunità internazionale per fermare l’esecuzione dei manifestanti.

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