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Scandalo Huawei: mazzette per influenzare l’UE? Indagini choc sui politici coinvolti!

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foto ANSA/EPA
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Un intreccio di favori, soldi e potere scuote l’Unione Europea! La Procura belga ha in mano “prove gravi e sufficienti” per confermare che il colosso cinese Huawei avrebbe versato quasi 50mila euro a politici europei per ottenere vantaggi nelle decisioni sul 5G. “Pagano addirittura per gli emendamenti!”, emerge da un’intercettazione esplosiva.

Al centro dell’inchiesta, Lucia Simeone, collaboratrice dell’europarlamentare Fulvio Martusciello, arrestata e ora ai domiciliari a Ercolano. Secondo gli inquirenti, sarebbe stata lei la figura chiave nella distribuzione delle presunte tangenti, orchestrando un patto corruttivo che ruotava attorno a una lettera indirizzata a tre commissari europei, con cui si cercava di influenzare le decisioni sulla concorrenza nel settore del 5G.

Gli atti dell’indagine parlano chiaro: 15mila euro all’autore della lettera, 1.500 euro ai cofirmatari, il tutto con il benestare dei dirigenti Huawei, in particolare il direttore della filiale di Bruxelles. Un’operazione studiata nei minimi dettagli, che richiama un precedente documento realizzato per Nokia da Benoliel de Carvalho Wahnon Martins Nuno Miguel, ex consigliere di Martusciello, e dal belga Valerio Ottati, entrambi coinvolti nello scandalo.



Ma c’è di più. Due lettere identiche, indirizzate ai commissari Margrethe Vestager, Valdis Dombrovskis e Thierry Breton, sono state scoperte dagli investigatori. Una di esse è stata addirittura pubblicata sui social dall’europarlamentare Martusciello. Tra i firmatari del documento del 2 ottobre 2021 figurano otto eurodeputati, tra cui Fulvio Martusciello, Giuseppe Milazzo, Herbert Dorfmann e Aldo Patriciello.

E poi arriva l’intercettazione che fa tremare i palazzi del potere. A parlare è Valerio Ottati, dipendente di Huawei Belgio ed ex assistente di Martusciello. “Loro (Huawei) spesso oltrepassano il limite e addirittura pagano per gli emendamenti”, confessa senza sapere di essere ascoltato. La conversazione avviene a bordo di un SUV, con un collega della stessa azienda in Polonia. Un’ammissione sconcertante, che inchioda il colosso cinese!

Le accuse per Lucia Simeone sono pesantissime: associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio, mentre Ottati è accusato anche di falso. Ma gli eurodeputati coinvolti negano tutto.

“Non ho mai ricevuto soldi da Huawei, né alcun vantaggio!”, si difende Giuseppe Milazzo (Fratelli d’Italia-Ecr). “Non ho mai avuto contatti con l’azienda”, ribadisce Herbert Dorfmann (Südtiroler Volkspartei), che si dice estraneo all’inchiesta. “Affermare che avrei ricevuto 1.500 euro è completamente infondato”, aggiunge con indignazione.

Uno scandalo senza precedenti che potrebbe scuotere i vertici della politica europea. Chi mente? Chi dice la verità? E soprattutto, quali saranno le prossime mosse della Procura belga? Lo scandalo Huawei è solo all’inizio, e le rivelazioni potrebbero essere ancora più esplosive!

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