Politica
Tamponi: nuovi allontanamenti coatti per i ‘bimbi del no’. E alle Foscolo ancora un intervento dei carabinieri
Anche oggi niente tamponi a scuola. Il progetto di screening nella maggior parte degli istituti di lingua italiana di Bolzano non è ancora partito, ma i bambini che non fanno l’autotest vengono comunque respinti dalle strutture e mandati a casa, mentre gli alunni che hanno optato per l’adesione al piano (i bimbi e ragazzi del ‘sì’) sono ammessi alle lezioni in presenza. Ammessi alle lezioni per quel ‘sì’, nonostante i tamponi non li abbiano ancora fatti.
Pur consapevoli della bocciatura da parte del Tar di un ricorso che richiedeva la sospensione del test nasale fai da te per accedere alla frequenza, alcuni genitori non si danno per vinti.
“A cosa serve allontanare i bambini da scuola sulla base ideologica e discriminatoria di una mera adesione quando il progetto non è ancora partito?“, si domandano preoccupati, anche per i possibili risvolti che la permanenza dei piccoli e degli adolescenti lontano dalle aule potrà causare.
Si scopre infatti da diverse segnalazioni che i ‘figli del no’ stando a casa risultano di fatto assenti e che molti di loro non hanno ancora ricevuto alcuno strumento di didattica a distanza (o digitale integrata che sia). Semplicemente dimenticati dal sistema. Questo errore grave costituisce un pericolo di perdere l’intero anno, come spiega una comunicazione del dirigente di un istituto in viale Trieste del 26 marzo scorso.
E a parte le Langer, dove lo screening è attivo, che si tratti di Longon o Archimede, Tambosi o Rodari poco cambia. Tutti confermano: qui i test nasali non sono pervenuti.
Particolare il caso delle medie Foscolo, dove tra piccole tensioni e infruttuosi confronti, questa mattina è stato nuovamente richiesto l’intervento dei carabinieri, come del resto era già successo altrove (si veda il caso più recente della scuola elementare di San Giacomo).
Sapendo che nella scuola non sarebbero stati fatti i tamponi, la signora Eliana decide di non voler limitare la socialità e il diritto allo studio per la figlia di 11 anni, che frequenta la prima. Una volta entrata, la ragazzina viene per la seconda volta allontanata dalla propria classe e reindirizzata in un’altra aula. Qui, staziona insieme ad altri fino alle 8.14, quando la scuola telefona alla mamma per chiedere di venire a prelevare la minore.
La donna, dopo un breve confronto con la dirigenza scolastica, decide di chiamare proprio i carabinieri per poi scoprire che quest’ultima, preventivamente e per ragioni apparentemente incomprensibili, aveva già allertato una pattuglia dei militari dell’Arma.
“Posso accettare razionalmente il fatto che mia figlia venga separata da compagni che hanno già effettuato il tampone, ma non posso tollerare che venga allontanata in modo coatto da ragazzi che, nonostante abbiano aderito al sì, non sono ‘tamponati’ – continua Eliana – . Proprio come gli altri. Io non sono una no vax e nemmeno una rappresentante che abusa del suo potere. Parlo da mamma. Nessun dispositivo sanitario potrebbe essere imposto contro la volontà e comunque senza la presenza di un genitore o di personale sanitario. Qui si parla di atti discriminatori su minori. Andremo per vie legali“.
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